il personaggio

Maria Vittoria, dagli Usa a Parigi tra moda e design

La giovane trentina ha trascorso un anno di superiori in California e ora sta vivendo nella capitale francese


Luciana Grillo


TRENTO. Maria Vittoria Foradori, una trentina a Parigi, che cerca di entrare nel mondo della moda, dopo una full immersion californiana.

Frequentava il Liceo a Trento, poi il quarto anno negli Usa: che esperienza è stata?

L’esperienza in America è stata davvero stimolante e mi ha completamente cambiata. Mi ha lasciato tantissima voglia di sperimentare, viaggiare, conoscere; ha modificato il mio modo di pensare e mi ha reso soprattutto indipendente. Certo, sono successe molte cose, sia positive che negative, ma tutte sono state fondamentali per formare la persona che sono oggi.

È stato semplice ambientarsi?

Durante i nove mesi che ho vissuto a Torrance, una cittadina nella Contea di Los Angeles in California, ho dovuto cambiare diverse famiglie ospitanti per vari motivi, ma per fortuna, grazie al mio allenatore del team di atletica, ho trovato quella perfetta, dove sono stata accolta e trattata come una figlia; persone stupende con cui ho stretto forti legami che persistono tuttora. Con loro ho avuto modo di visitare la California, ma anche Stati vicini come il Texas, il Nevada e l’Arizona. Grazie a loro ho potuto vivere la vita di una vera famiglia americana, le tradizioni, il cibo, le partite di football.

Quali differenze ha notato tra la scuola americana e quella italiana?

Dal primo giorno di lezioni ho subito notato che il rapporto con i professori è più informale rispetto alla scuola italiana. Gli insegnanti sono stati da subito accoglienti e disponibili a farmi conoscere e imparare. Ho potuto scegliere il mio percorso di studi inserendo materie che mi hanno permesso di concentrarmi su quanto mi interessava maggiormente. La High School americana non prevede classi fisse, ma gli studenti si spostano in varie aule a seconda della materia che devono seguire e questo favorisce una grande socializzazione con gli altri studenti. Inoltre, si è incentivati ad approfondire i programmi attraverso lavori di gruppo che producono lezioni più coinvolgenti. Certamente, un aspetto positivo sono i corsi opzionali che la scuola mette a disposizione, come nel mio caso “fashion and design”, materia che ha segnato la mia attuale scelta universitaria. E poi ci sono gli sport, le attività organizzate dai rappresentati di istituto, i balli e molto altro. La scuola non è più semplice della nostra, ma diversa, non mancano le prove scritte, le presentazioni orali di saggi e gli approfondimenti non certo semplici. Bisogna studiare e i voti non te li regalano tanto più, come nel mio caso, se vuoi ottenere la “graduation” che corrisponde alla maturità italiana.

Si è integrata facilmente in famiglia, a scuola, fra i suoi coetanei?

La mia esperienza con la famiglia e i compagni è stata positivissima. Come ho già detto, sono stata accolta e trattata dalla famiglia ospitante come una figlia e non mi è stato mai fatto mancare nulla. Questo anche in ambito scolastico. Ho legato con diversi compagni e compagne. Devo dire che soprattutto l’ambiente sportivo - ero nella squadra di atletica della scuola - mi ha permesso di inserirmi in un bel gruppo. Ho costruito amicizie che rimangono ancora. Lasciare amici e famiglia è stato davvero triste e all’aeroporto nessuno ha risparmiato le lacrime!

Il ritorno a Trento, in famiglia, è stato un rifugiarsi nel nido o ha avuto voglia di andare via di nuovo?

Sicuramente tornare a Trento non è stato facile. Dopo un anno, io ero cambiata, il mio modo di pensare si era evoluto e tornare alla normalità è stato difficile, come anche reintegrarsi nel gruppo di amici che ovviamente si era allargato mentre io non c’ero. La mia famiglia rimarrà certamente un nido in cui rifugiarmi se ne avrò bisogno, ma ho sempre avuto desiderio di viaggiare, di conoscere il mondo e il restare a Trento non è mai stato nei miei piani.

I rapporti con i suoi genitori sono cambiati tra il prima e il dopo America?

I miei genitori mi hanno sempre supportata e spinta a conoscere nuovi luoghi ed è grazie a loro se ora sono a Parigi a studiare per perseguire i miei sogni. Devo dire che il rapporto con i miei genitori non è cambiato, anzi è cresciuto. Mi hanno dato fiducia e autonomia, mi hanno spronato sia per l’esperienza americana che nella scelta degli studi a Parigi. Ci sentivamo spesso, anche con videochiamate o magari con l’invio di qualche fotografia. Questo accade anche ora che sono in Francia e ogni volta che ci ritroviamo insieme è stupendo.

Invece di completare il Liceo a Trento, è volata a Parigi: non pensa che potrebbe “mancarle” un anno scolastico?

Non ho avuto la necessità di frequentare il quinto anno perché ho ottenuto la maturità americana che, contrariamente a quanto accade nelle Università italiane, è riconosciuta in molti Paesi europei. Questo mi ha permesso di accedere alla Facoltà di Moda e Design che ora frequento a Parigi. È un corso di studi completamente in inglese. I miei compagni di corso sono per lo più della mia età e vengono da Paesi di tutto il mondo. So comunque che anche altri studenti trentini, dopo la maturità in un Paese straniero, non hanno frequentato il quinto anno e ora stanno studiando in un’Università europea o americana.

Dunque, dagli Usa a Parigi: in base a quali criteri ha scelto il suo corso universitario?

Per tutto ciò che riguarda l’arte, dalla fotografia alla pittura e alla moda ho sempre avuto una grande passione che si è accresciuta e potenziata nella High School americana dove ho frequentato un corso specifico. Ho deciso, con l’aiuto della mia professoressa americana, di fare “l’application” presso alcune Università e, fortunatamente, mi hanno accettato a Parigi all’Istituto Marangoni dove frequento il corso di laurea in Fashion Design. È un corso triennale con possibilità poi di svolgere dei master. L’ Istituto Marangoni è una scuola privata di moda, design e arte fondata nel 1935 a Milano, riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca dal 2016 e ha sedi a Parigi, Londra, Milano, Firenze, Dubai, Miami e Shanghai. Il corso di studi è convalidato dalla Manchester Metropolitan University. Proprio recentemente, l’QS World University Rankings l’ha posizionata tra le prime 100 Università al mondo nell’area “Art & Design”.

Trento è molto diversa da Parigi: come ha organizzato da sola la sua vita nella metropoli?

Parigi è sicuramente diversa sia da Los Angeles che da Trento. È una metropoli multietnica e multiculturale, che offre moltissime attività da svolgere. Grazie ai miei genitori, ho affittato un piccolo monolocale nel Marais, quindi in una zona tranquilla e sicura. Vivere da sola mi dà maggiore tranquillità, anche per studiare, rispetto a un college o a un appartamento in condivisione con persone che non conosco. Sono indipendente e posso gestire la mia vita quotidiana. Qui posso invitare amici dell’università, studiare e rilassarmi.

Cosa le manca del mondo trentino?

Di Trento sicuramente mi mancano la mia famiglia, gli amici e la natura che circonda la città, il panorama delle montagne e quell’aria pulita che respiri quando vai a fare lunghe camminate. A Parigi, comunque, si trovano tantissimi parchi quindi, anche se si è circondati da edifici e macchine, ci sono sempre luoghi dove potersi rilassare.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Progetti per il futuro ne ho tanti, però quello che spicca di più in questo momento è il poter lavorare in una casa di moda, esprimendo la mia creatività e le mie idee attraverso l’arte. L’Istituto Marangoni di Parigi, oltre alla sua sostanziosa offerta formativa, grazie alla collaborazione con prestigiose aziende internazionali di moda, del design e dell’arte, offre a noi studenti la possibilità - già durante la frequenza - di fare delle “internships“. Mi è già capitato, durante la settimane della moda, di partecipare “dietro le quinte” e di entrare, quindi, nel mondo vero della moda. Questo consente di mettere in campo le nostre capacità e farci conoscere nei futuri possibili ambienti di lavoro.

 













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