il personaggio

Luana, la direttrice del coro che fa cantare proprio tutti

Cestari sperimenta il metodo di avvicinamento “Gordon” che punta all’imitazione: anche chi è stonato migliora


Daniele Peretti


TRENTO. Luana Cestari: il coraggio di sperimentare per la prima volta in un coro il metodo di avvicinamento della musica di Gordon che è la stessa metodologia di apprendimento della parola. Il bambino prima di parlare ascolta, prova ad imitare, abbozza qualche parola che finalmente arriva ad essere comprensibile e in seguito parla.

Semplificando al massimo “il metodo Gordon” in continua evoluzione e oggetto di ricerca è così che si porta la musica ai bambini, solo che Luana lo ha sperimentato col coro “Il mio canto libero” ed è stato un successo. All’inizio erano in venti coristi, dopo nove mesi sono 55 con l’obiettivo di diventare 100. Luana Cestari a 20 anni dirigeva già il suo primo coro.

«Fu una cosa buffa - racconta Luana - se consideriamo che appena diplomata mi sono proposta alla Federazione dei Cori come direttrice. Mi chiamano e mi propongono il coro di Meano “Amizi della montagna” tutti uomini dai 60 agli 80 anni e con un repertorio di canti popolari. Ma c’è un problema».

Quale?

La formazione didattica non prevede la conoscenza dei canti popolari dei quali non ne sapevo assolutamente nulla.

Panico?

Direi piuttosto sorpresa da parte dei coristi quando si sono sentiti dire che mi avrebbero dovuto insegnare loro il repertorio e solo dopo avrei potuto dirigerli. Fu così per due mesi, ma posso dire che è stato il modo migliore per conoscere e sperimentare la vera musica, canti liberi che a scuola non insegnano: li ho diretti per 5 anni.

Altre esperienze?

Il Coro Lambi Canti di Giovo che è nato con me e che ho diretto per 9 anni con il quale si proponeva un repertorio di canti contemporanei.

Esperienze tradizionali. Come nasce quella sperimentale de “Il mio canto libero”?

Dopo la pausa della gravidanza sono venuta a sapere che Uniamocitrentino stava cercando di organizzare un coro. Mi sono proposta come corista pensando di potermi finalmente godere il canto, cosa che non ho mai fatto. Ci siamo riuniti, ma mancava il direttore, come potevo non propormi? E così sono tornata alla direzione del coro.

Ci spiega l’aspetto sperimentale dell’organizzazione?

Prima di tutto è un coro aperto. Nel senso che chi si presenta alle prove entra direttamente a cantare secondo la filosofia del metodo Gordon che mette al primo posto l’ascolto. Come con la parola, s’impara ascoltando gli altri e si imita e così alla lunga è possibile anche correggere le stonature.

Vuol dire che non c’è nessuna prova individuale d’ingresso?

Ma si figuri, cantare da soli è una violenza inaudita, sarebbe come spogliare una persona davanti a tutti. Chi arriva dopo un momento di presentazione, partecipa alle fasi di riscaldamento e poi canta insieme a tutti gli altri.

Luana Cestari dopo il diploma al Liceo Musicale di Trento in Flauto Traverso e Pianoforte si è laureata in Didattica Musicale ed è diventata insegnante. Poi nella scorsa primavera la decisione di applicare il Metodo Gordon che però preferisce definirlo teoria, non solo ai bambini come già faceva nei nidi e nelle scuole materne, ma anche agli adulti.

L’idea mi è venuta riflettendo sui laboratori di avvicinamento al canto che facevo con i bambini. Ho pensato che potesse essere un modo vincente per avvicinare alla coristica chi non ha mai cantato in un coro o chi per vari motivi ha smesso. Direi che essere arrivati a 55 componenti in nove mesi è la conferma della validità del mio progetto.

Nella gestione di un gruppo così anomalo, qual è la difficoltà maggiore?

Non ne ho ancora riscontrate, perché tra i componenti si crea una sorta di magia che innesca un reciproco aiuto che supera gli ostacoli. Per il nuovo arrivato non ci sono problemi di accoglienza. Il riscaldamento aiuta a eliminare le tensioni e per un coro è come la fase di accordo degli strumenti musicali prima di un concerto. Poi il gruppo trascina tutti e qui la teoria di Gordon trova applicazione quando anche le persone stonate migliorano con l’ascolto e si finisce per imitare, come fanno i bambini quando imparano a parlare.

Un esempio dell’entusiasmo dei coristi?

L’avermi chiesto la registrazione delle parti per poter studiare a casa. Oppure chi, a 75 anni, parte da Arco in macchina per venire a Trento a sostenere le prove.

Dove vi trovate?

Secondo la disponibilità delle sale o al Centro Musica oppure all’oratorio di Romagnano.

Il futuro del coro “Il mio canto libero”?

Nell’immediato stiamo lavorando su dei flash mob che proporremo in estate nelle piazze trentine per promuoverci, ma anche per promuovere la musica a carattere generale. Un secondo progetto è quello di arrivare a 100 coristi che sarebbe un primato per la realtà coristica trentina.

Il prossimo appuntamento?

Sabato 13 maggio presso la chiesa di Romagnano parteciperemo insieme al Coro Paganella di Terlago, alla rassegna “Ave Maria Insieme”: alle 18,30 ci sarà la celebrazione della messa ed a seguire il concerto.

Se qualche aspirante corista volesse contattarvi?

Lo può fare durante le manifestazioni alle quali partecipiamo. Abbiamo deciso di puntare sul passaparola e finora funziona. Anche perché se una persona si deve impegnare anche solo per la durata di una ricerca veloce in Google per trovarci, vuol dire che è motivata e decisa a provarci: aspetti fondamentali se si vuole creare qualcosa insieme ad un gruppo.













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