L’intervista

Linda Tambosi, una donna poliedrica che vive tra i boschi e l'arte

Ha lasciato il lavoro d'ufficio per fare la "Guida ambientale escursionista" ed essere animatrice agli eventi


Daniele Peretti


TRENTO. Dopo dieci anni di linguaggio computazionale, lavoro arrivato dopo la laurea in bioinformatica e la passione per gli studi sull'intelligenza artificiale, Linda Tambosi ha deciso di cambiare vita e diventare guida ambientale escursionistica a tempo pieno.

Perché una scelta così radicale?
La vita all'aperto è sempre stata la mia passione e mi sono stufata di poterla vivere solo nel poco tempo libero che mi rimaneva. Così piuttosto che stare ore davanti ad un video preferisco guardare l'orizzonte alla ricerca degli spunti che la natura mi può offrire.

Ma cosa fa una Guida Ambientale Escursionista?
In Trentino è una professione osteggiata dalle guide alpine che vorrebbero avere il monopolio, anche se facciamo un lavoro del tutto diverso. Accompagniamo gli escursionisti alla scoperta della natura, passeggiamo facendo educazione ambientale, raccontando episodi, storia e abitudini degli animali. Alla fine chiacchieriamo quasi più che camminare.

Curioso, ma il cliente tipo chi è?
Tendenzialmente più straniero che italiano perché gli italiani preferiscono di più la vacanza fai da te. Collaboro con le agenzie e le richieste possono essere a tema sia in Italia che all'estero. Mi possono chiedere di osservare l'ambiente naturale di uno specifico animale o l'habitat in generale popolato dalla fauna.

La richiesta più originale?
Da un gruppo americano che mi ha chiesto di fare wildlife watching. Il problema che è molto difficile vedere gli animali ed allora dobbiamo raccontarli. Quella volta abbiamo avuto fortuna perché ci siamo fermati in un'area dove erano stati segnalati dei lupi. Abbiamo posizionato una foto trappola e ne abbiamo fotografati un paio. La notte dopo abbiamo sperato di poterli osservare, ma sono molto furbi e non si sono fatti vedere. Quando lavoriamo all'aperto abbiamo gruppi di 15 persone che diventano la metà nel caso di pernottamenti in tenda.

In questo campo la sua passione è...
Diciamo tutti i rapaci notturni e specialmente la Civetta Capogrosso che predilige i boschi di abete bianco oltre i mille metri ed il picchio nero.

C'è relazione tra di loro?
Sì, perché la civetta va ad occupare i nidi dei picchi. Mi spiego. Il picchio è una sorta di falegname del bosco. Buca i tronchi e costruisce i suoi nidi con buchi abbastanza grandi per ospitare una civetta. Per due anni ho partecipato al Festival dei Gufi proprio per conoscere meglio il mondo dei rapaci notturni.Interessante, però l'eventuale taglio delle piante potrebbe essere dannoso. Lo è, infatti in collaborazione col Muse è stato portato a termine un censimento che attraverso la segnatura degli alberi si indica ai boscaioli quelli da non abbattere.

A livello professionale ha dei progetti?
Tanti. Il primo sarebbe quello di sviluppare una collaborazione con la Spagna che conosco molto bene sia perché è la terra del mio compagno sia perché a Barcellona ho fatto il mio anno di Erasmus. Poi mi piacerebbe sviluppare l'osservazione notturna degli animali.

A gennaio Linda Tambosi inizierà a frequentare il corso di accompagnatrice turistica a completamento della sua professione
Diciamo che adesso svolgo la parte attiva del mio lavoro, mentre come accompagnatrice potrei affiancare anche la parte passiva.

Si ricorda il suo primo servizio di guida ambientale?
Sì, sarà stato il 2016 ed a conclusione di un laboratorio di educazione ambientale con i bambini andammo al Bosco della Città di Rovereto. Era giugno, il mese in cui la natura raggiunge il suo apice di rinascita.Questa sua attività la trasferisce anche nell'animazione. Premetto che ho iniziato a disegnare prima di imparare a scrivere. Era il 2013 quando praticavo la disciplina dei tessuti aerei, un gioco acrobatico che si fa con delle tele che prima sono avvolte e poi si dispiegano, era una proposta rivolta alle famiglie. Ed è stato per loro che abbiamo cercato di ampliare l'offerta così ho imparato a fare la trucca bimbi. Da qui il passo al body painting è stato breve e adesso realizzo dei soggetti nei quali il corpo e il disegno si fondono per un'unica raffigurazione.

Un ricordo di questa attività?
Senz'altro la partecipazione ad una rappresentazione teatrale a Vezzano dove dovevo creare una scenografia nello spazio di tempo di una canzone. Il lavoro di preparazione è durato una giornata, la realizzazione finale è stata un successo.

Come definirebbe la sua figura professionale?
Multi potenziale, non certo una iper specialista. Mi piace però informarmi e specializzarmi per fare tante cose anche in campi diversi, che poi alla fine cerco sempre di unificare in un’attività.













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