Gp Monza, il trionfo di Verstappen: sfumato il sogno di Leclerc
La gara è finita con la safety car e le proteste del pubblico. Fia: «La sicurezza è la nostra priorità»
MILANO. Si infrange sulla safety car il sogno del bis a Monza per Charles Leclerc. Tra le polemiche per il finale monco del Gran Premio d'Italia e i fischi di un pubblico imbufalito, trionfa Max Verstappen che, partito settimo per le penalità, espugna la casa del rivale, sfata il tabù di Monza (dove non era mai andato a podio), centra il quinto successo consecutivo e ipoteca - sotto gli occhi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e di tanti vip in tribuna - il secondo titolo iridato consecutivo.
Rimontare il campione del mondo appare un'impresa impossibile: l'olandese ha un tesoretto di 116 punti di vantaggio in classifica (un record a sei gare dal termine) e può contare su una RedBull che da un paio di mesi ha davvero "messo le ali”, con nuovi elementi aerodinamici che hanno reso la vettura imprendibile.
I duellanti si sfidano sempre e solo a distanza: i sorpassi, complice una diversa strategia, avvengono ai box e le decisioni della direzione corsa evitano qualunque tipo di spalla a spalla.
Il ritiro di Ricciardo a otto giri dal termine, con Verstappen già in fuga (e con un margine di 15''), è di fatto la conclusione dei giochi: gli ultimi sei avvengono infatti sotto il regime di safety car, mentre una gru - entrata sul circuito contromano - cerca con estrema lentezza di togliere dalla pista la McLaren dell'australiano, ancora bloccata tra le due curve di Lesmo dopo quasi 10'. Troppi.
Il pubblico amareggiato rumoreggia e fischia. Destinatari la Fia e Verstappen, accolto sul gradino più alto del podio dalla contestazione della marea rossa. Binotto accusa: «È una dormita della Fia». Che, due ore dopo la gara, prova a spegnere le polemiche: «La sicurezza è la nostra unica priorità e l'incidente non era abbastanza significativo per la bandiera rossa. La gara si è quindi conclusa sotto safety car seguendo le procedure concordate con i team».
La Fia commette però una serie di imprecisioni evidenti: dopo quasi due giri di bandiera gialla, i commissari mandano in pista la safety car, in colpevole ritardo e con un timing sbagliato, ovvero davanti a Russell che però è terzo. Si perde quindi parecchio tempo a raggruppare tutte le vetture con il giusto ordine perché tra Max e Charles ci sono due doppiati a cui non viene ordinato di sorpassare.
Non si può quindi fare altro che aspettare in fila indiana la bandiera a scacchi sventolata da un incredulo Giacomo Agostini. Finale deludente e anti-climatico. Tuttavia, corretto a norma di regolamento - cambiato proprio dopo il patatrac di Abu-Dhabi -. Di certo la Fia non ha imparato molto in questi mesi.
La superiorità di Verstappen sui rivali resta tuttavia netta e le polemiche non tolgono niente al merito. Dopo cinque giri si è già sbarazzato di Norris, Alonso, Gasly, Ricciardo e Russell e si è già messo a caccia di Leclerc, rosicchiando decimi su decimi. Il monegasco anticipa il pit stop alla dodicesima tornata, sfruttando la virtual per il ritiro di Vettel - che saluta per l'ultima volta Monza in maniera mesta - e rientrando davanti a Ricciardo solo grazie ad una staccata di traverso alla prima variante.
Leclerc con i pneumatici freschi guadagna qualcosa su Verstappen che però allunga lo stint con le gomme rosse, fermandosi solo al 26esimo giro. Da dietro affascinano le rimonte di Sainz (chiuderà quarto da diciottesimo) e Hamilton (quinto da penultimo). Per Leclerc intanto diventa obbligatoria una seconda sosta, così Verstappen scappa via, con un bel cuscinetto, fino al controverso finale. «Dai, la strada è libera. Lasciateci ripartire»; il laconico team radio di un frustrato Leclerc. Il secondo posto per lui resta sempre una sconfitta. A Monza soprattutto.