Dall'Italia la prima mano 'naturale' stampata in 3D



Sapiegare le dita,torcere il palmoeruotare il polso: è la primamano artificialecapace dimovimenti cosìcomplessi esimili a quelli naturali. E' stata ottenuta grazie a unatecnologia nata in Italiae apre la via a unanuova generazione di muscoli artificiali, in grado di contrarsi e distendersi proprio come quelli umani, destinati aifuturi robot. Il risultato èpubblicato sulla rivista Science Robotics ed è stato ottenuto in Italia, dall'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova e dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.

Alla base della nuova tecnologia c'è una nuova generazione diattuatori pneumatici chiamatiGrace (GeometRy-based Actuators able to Contract and Elongate)e la mano realizzata in Italia ne contiene18. Costruita inresina e pesanteun etto, è stata prodotta in unsingolo processo di stampa, con unastampante 3D commercialeesemplice da utilizzare.

Costruire muscoli artificiali è un obiettivo che la robotica insegue da tempo, ma finora è stato difficile riuscire a riprodurre i movimenti naturali. Nonostante le singolefibre muscolaripossano solo contrarsi, a rende possibili movimenti complessi, come plessione e torsione, è il modo in cui sono assemblate fra loro.

I ricercatori hanno affrontato il problema partendo dai singoli attuatori, ognuno dei quali può dilatarsi, allungarsi e accorciarsi semplicemente grazie alla propria forma geometrica: una sorta difuso con le pieghe, composto da un corpo unico,stampabile in 3De realizzabile conmateriali diversie indiverse dimensioni. Gli attuatori possono essere stampati direttamente assemblati tra loro in architetture complesse, a seconda dei movimenti da riprodurre.

"Le loro dimensioni sono limitate solo dalla tecnologia di fabbricazione adottata", osserva Corrado De Pascali, primo autore dello studio e studente di dottorato nel laboratorio di Bioinspired Soft Robotics dell'Iit e dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. "Possono essere costruiti in diverse grandezze, e possiamo variare la loro performance, sia in termini di deformazioni che di forza, e fabbricarli con materiali e tecnologie diverse, anche direttamente integrati nelle strutture da attuare".









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