Lago di Garda, il divieto ministeriale di immissione minaccia il Coregone
La specie ittica rappresenta l’80% del pescato, ma il suo ripopolamento è stato bloccato dal Ministero dell’Ambiente
LAGO DI GARDA. Seppur corrisponda all’80% del pescato, il Garda dovrà rinunciare al Coregone, più noto come Lavarello.
La causa? La conferma da parte del Ministero dell'Ambiente del divieto di nuove immissioni che vieta il ripopolamento delle specie alloctone. Si prospetta un danno enorme per il turismo enogastronomico gardesano, ma anche tutto l’indotto che perderà un importante guadagno perché la sola riproduzione in natura non da sufficienti garanzie.
Adesso il problema è diventato esclusivamente politico seppur ci si trovi di fronte ad una motivazione scientifica: “Per il lago di Garda al momento non è possibile autorizzare la deroga perché dagli studi scientifici emerge lo scontro tra il coregone, specie alloctona ed il carpione che al contrario è autoctono ed a rischio estinzione. Una realtà che non riguarda invece i laghi di Como e Iseo.”
Oltre al danno anche la beffa perché chi vorrà pasteggiare col caratteristico pesce di lago si dovrà spostare solo di qualche chilometro.
Germano Bana vicepresidente dell’Unione Pescatori Bresciani. “C’era il sentore di questa decisione e delle motivazioni, ma siano lo stesso perplessi perché la speranza era quella di un via libera che valesse anche per noi.”
Bana gestisce anche l’incubatoio regionale di Desenzano che solo per i coregoni conteneva 50 milioni di uova.
Filippo Gavazzoni vicepresidente della Comunità del Garda, evidenzia le criticità: “ Una decisione del genere era già contenuta nella relazione Ispra. C’è la conferma che sul Benaco mancano studi sulla biomassa e le specie ittiche. È da tre anni che permane il fermo e c’è da capire per quanto ancora il coregone si potrà riprodurre solo in natura. Nello specifico, al netto delle immissioni, non si è fatto molto in questi ultimi anni: si è anche evitato di prorogare il fermo pesca invernale durante il periodo della riproduzione.
Il lago di Garda è diviso in tre Regioni e questo rende difficile prendere decisioni in materia di regolamenti di pesca. Non mi spiego come non si possa fare sintesi investendo per aumentare le conoscenze biologiche atte a progettare con rigore scientifico le azioni di compenso e di recupero: ripopolamenti ittici, studi sulla
biomassa, nuovo regolamento sulla pesca che guardi il futuro in modo consapevole e lungimirante. Esistono tutte le ragioni per investire e la Comunità del Garda se ne farà portavoce» conclude Gavazzoni.