Il caso

Un “bollino nero” sulle bottiglie di vino dall’Unione Europea? Produttori in fibrillazione, politici italiani pronti alla battaglia

Bruxelles vuole fare la guerra all’abuso di alcol: raccolta di firme di Dorfmann per cambiare l’iter. E nei prossimi giorni sbarca in Parlamento anche la diatriba tra Prosecco e Prosek



BRUXELLES. L’Unione Europea vuole fare la guerra all’abuso di alcol e rischia di mettere all’indice anche il vino, e i produttori italiani (e ovviamente quelli regionali in prima linea) sono pronti a dare battaglia.

Anche gli europarlamentari italiani sono compatti, nell'arco di tutte le delegazioni, nel proteggere il vino da un eccessivo «furore ideologico» che rischia di mettere sotto accusa l'intera filiera.

Il campo di battaglia è il testo finale della relazione della commissione speciale contro il cancro (Beca) dell'Eurocamera. Non a caso sul documento si è abbattuta una pioggia di emendamenti, in particolare per indicare una distinzione fra «abuso» e «consumo moderato» nonché l'esclusione di etichette di avvertenza sanitaria (tipo tabacco) previsto al momento per le bevande alcoliche.

La relazione - che non ha natura di atto legislativo ma d'indicazione - si occupa di prevenzione al cancro e s'inserisce nel quadro della lotta ai tumori messa in campo dalla Commissione, per arrivare a un vero e proprio piano europeo.

L'alcol, come il fumo, è naturalmente un fattore concomitante nelle nascita delle varie patologie ma, sostengono i capi delegazione italiani al Parlamento, un conto è il consumo moderato di vino, secondo la migliore tradizione della «dieta mediterranea», tutt'altro paio di maniche l'abuso.

«Esiste una differenza netta tra l’abuso di alcol, da combattere dati i rischi che ne derivano in termini di salute pubblica, e il consumo moderato e responsabile di vino e bevande alcoliche, che in combinazione con diete e stili di vita sani quali la dieta mediterranea, può avere effetti positivi scientificamente provati, in particolare per quanto riguarda malattie cardiovascolari. Questa differenza, più volte sottolineata anche dalla Commissaria Ue alla salute Stella Kyriakides, deve essere messa in risalto anche all'interno della relazione della commissione speciale contro il cancro (Beca) dell'Europarlamento». È quanto dichiarato da Herbert Dorfmann e Paolo De Castro, primi firmatari di quattro emendamenti alla relazione. «Per questo, – aggiungono De Castro e Dorfmann -  grazie al sostegno di oltre 150 colleghi appartenenti quasi esclusivamente ai tre Gruppi politici della “maggioranza Ursula” (PPE, S&D e Renew Europe), siamo voluti intervenire sul testo del rapporto, chiedendo una differenziazione tra uso e abuso di alcol».

«Non solo, – proseguono i due - al fine di evitare di demonizzare settori che rappresentano un patrimonio della nostra cultura e tradizione eno-gastronomica, chiediamo l'eliminazione della richiesta paradossale di avere sulle bottiglie di vino avvertenze sanitarie come sui pacchetti di sigarette. Al contrario – spiegano – vogliamo sistemi di etichettatura delle bevande alcoliche più trasparenti, che forniscano ai consumatori informazioni sul consumo moderato e responsabile».

Secondo Raffaele Fitto (Ecr/Fratelli d'Italia) è dunque necessario fermare «una visione esasperata», che «rischia di compromettere il buon lavoro svolto sul testo generale» e «travolgere il settore vitivinicolo italiano». Luisa Regimenti, del Ppe/Forza Italia, dal canto suo ricorda che la relazione, anche se dovesse essere adottata così com'è, «non avrebbe alcun effetto pratico nell'immediato», dunque nessuna etichetta “sgradevole” sulle bottiglie di vino.

Però c'è un però. «L'indicazione comunque va a dare un indirizzo alla Commissione Ue che poi a un certo punto interverrà in senso legislativo», ha sottolineato Brando Benifei (S&D/Partito Democratico). Meglio dunque intervenire a monte. E su questo, oltre al “blocco” italiano, si registra una certa convergenza transnazionale nei gruppi, dunque gli emendamenti di correzione potrebbero, alla fine, avere la meglio rispetto al testo attuale.

Ma la Plenaria di Strasburgo di febbraio avrà un'altra digressione vinicola: all'ordine del giorno, giovedì, in Aula è prevista la discussione sulla diatriba italo-croata tra Prosecco e Prosek. Diatriba che, finora, ha visto la Commissione dare ragione a Zagabria. «È scandaloso che sia stato avviato l'iter di riconoscimento del Prosek, che è una colossale operazione di taroccamento contro il Made in Italy», ha sottolineato l'eurodeputata leghista Mara Bizzotto che ha chiesto che il caso approdasse in Plenaria.













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