Riciclo carta, mercato saturo E a pagare sono i cittadini
Il caso. Dopo i dazi della Cina che hanno chiuso all’importazione di carta da macero il prezzo della materia prima è crollato. E il conto rischia di pesare sulle tasche dei consumatori
Trento. Dei tanti effetti negativi e distorti sull’economia reale che le varie guerre commerciali tra Usa, Europa e Cina stanno provocando ce n’è uno che tocca un settore forse minore ma che riguarda tutti noi: la raccolta differenziata della carta.
Da circa un anno la Cina ha chiuso le porte all’importazione della carta da macero e questa decisione sta creando una reazione a catena sui mercati europei con il risultato finale che la carta raccolta nelle nostre case e portata alle cartiere non ha praticamente più alcun valore.
Tra raccolta di carta urbana e carta industriale, in Trentino vengono raccolte circa 90 mila tonnellate all’anno, quasi tutte alla ditta Moser di Lavis. Circa la metà (45 mila tonnellate) è carta “urbana”, quella frutto della raccolta differenziata. Carta che ha un valore di mercato per le aziende municipalizzate che la raccolgono. Parliamo di circa 50-60 euro a tonnellata, non grandi cifre ma comunque sufficienti per le aziende per rientrare dei costi e in qualche caso fare qualche utile.
Da un anno a questa parte la Cina ha chiuso alle importazioni della carta da macero. Il risultato più immediato è stata una invasione del mercato europeo di carta urbana che - senza sbocchi a Est - ha infinito per inflazionare l’offerta e far precipitare i prezzi. Le cartiere non la accettano più (ne hanno ormai troppa) e il prezzo della materia è crollato anche del 70%.
L’Italia è un forte esportatore di carta da macero: ne mandiamo fuori circa 1 milione e mezzo di tonnellate su circa 6 milioni prodotte. Il problema è che la carta urbana va raccolta, non si può lasciare in strada e dunque le aziende municipalizzate sono costrette a lavorare in perdita visto che quella carta che loro raccolgono e conferiscono non ha più alcun valore. Finora (6 mesi) le municipalizzate hanno incassato le perdite, ma il prossimo anno (con il rinnovo probabile dei dazi) il problema si riproporrà. E a questo punto è molto probabile che i costi verranno scaricati sui consumatori. Qualche addetto ai lavori ha fatto anche qualche simulazione: una municipalizzata trentina che raccoglie circa 300 tonnellate al mese ieri incassava 180 mila euro all’anno, oggi - con l’attuale valore della carta - si parla di 18 mila euro. Facile immaginare chi ci metterà la differenza...