La Cgil sfiora quota 40 mila iscritti
Inaugurata la campagna referendaria per abolire i voucher e ripristinare la responsabilità solidale negli appalti
TRENTO. Possono dirsi soddisfatti i dirigenti della Cgil del Trentino, che si conferma come il primo sindacato sul territorio provinciale e che ieri ha inaugurato la campagna referendaria (sui voucher e sugli appalti) forte dei suoi 39.976 iscritti. Il traguardo che si erano posti era di 40mila iscritti: lo hanno mancato davvero di poco, e possono tirare il fiato dopo due anni di crisi (nel 2014 e 2015 gli iscritti erano stati, rispettivamente, 39.102 e 38.902). Le categorie che più hanno influito sulla crescita degli iscritti sono sostanzialmente due: la Filcams (il settore del commercio, del turismo e dei servizi), che passando da 4.836 iscritti a 5.625 attesta la ripresa del commercio sul territorio; e poi la Nidil (il sindacato dei lavoratori atipici), che ha visto i suoi iscritti addirittura triplicarsi (dai 355 del 2015 ai 1.090 del 2016).
I numeri, inoltre, parlano chiaro: oltre i due terzi dei tesserati sono lavoratori attivi (il 67,38% sul totale, per la precisione) e solo un terzo è pensionato; un concetto da ribadire, secondo il segretario generale Ianeselli, visto che li si “accusa” spesso di essere un «sindacato di pensionati».
Andando nello specifico, i lavoratori attivi sono per il 15,62% stranieri: «Un dato importante – ha chiarito il Franco Ianeselli – perché corrisponde alla presenza di stranieri nel tessuto produttivo trentino. E l’integrazione passa anche da qui: il sindacato rappresenta il primo veicolo di cittadinanza economica per tutti quei lavoratori che non hanno la cittadinanza italiana e che quindi non possono nemmeno votare». E se la distribuzione tra maschi e femmine è tutto sommato equilibrata (56,41% contro il 43,59%) è invece la sindacalizzazione giovanile a risultare debole: solo il 12,20% dei tesserati ha meno di 30 anni, mentre la fascia d’età più presente è quella tra i 41 e i 60 anni (il 60,68% in tutto). «Dobbiamo fare di più – ha ammesso Ianeselli – ma c’è da sottolineare che comunque il 34% degli iscritti è under 40. Non è poco». Oltretutto la sfida risulta aggravata dallo stravolgimento del mondo del lavoro: «Una volta si sindacalizzavano i lavoratori nelle grandi fabbriche – ha rimarcato il segretario – oggi abbiamo a che fare con lavoratori che cambiano spesso occupazione e che lavorano in piccole realtà, quindi l’approccio è molto diverso». E in questo, a Trento, si sente molto la differenza con Bolzano: «Serve un osservatorio sui fabbisogni professionali come quello di Bolzano – ha ribadito il segretario, all’indirizzo della Provincia – perché sapere cosa chiedono le imprese e quali sono le dinamiche del mercato del lavoro ci serve per offrire dei corsi di formazione che siano in linea con la situazione del mondo del lavoro».
Un mondo del lavoro che, secondo le parole di Ianeselli, è stato stravolto dall’adozione dei voucher: «È chiaro che la situazione è fuori controllo anche in Trentino, dove lo scorso anno sono stati venduti più di 2 milioni di voucher». Uno strumento che (ormai lo dicono tutti) viene usato e abusato per nascondere il lavoro nero e per sostituire i lavori stagionali, riducendo praticamente a zero le prestazioni sociali cui ha diritto il lavoratore, che si vede così catapultato in una situazione di massima ricattabilità. Motivo per cui la Cgil promuove l’abolizione dei voucher, per definire uno strumento più equo: «Il lavoro occasionale esiste e deve essere regolato – ha spiegato Ianeselli – ma i lavoratori devono avere diritto a compensi minimi e prestazioni sociali». E quindi via alla campagna referendaria per il doppio Sì (“Libera il lavoro con due Sì”): oltre all’abrogazione dei voucher c’è infatti in gioco il ripristino della piena responsabilità solidale tra appaltante e appaltatore.