L’Itas alla triade Lorenz, Consoli e Agrusti
Il presidente sarà il volto della compagnia, il suo vice le braccia e il direttore generale il cervello. Avanti tutta col Vita
TRENTO. Adesso non ci sono più scuse. L’Itas ha la sua governance e deve marciare. Lo ha detto anche ieri a caldo il direttore generale, e futuro amministratore delegato con il nuovo statuto, Raffaele Agrusti: «Adesso dobbiamo far crescere questa compagnia e metterla in sicurezza». I conti attuali sono buoni, ma non così buoni da far dormire sonni tranquilli. Nel 2017, il gruppo ha avuto utili per appena 11 milioni, con un calo del 15 per cento rispetto all’anno precedente e la Mutua si è fermata ad appena 2 milioni mentre Agrusti, e lo ha ripetuto anche ieri, dice che la compagnia può tranquillamente fare 20 milioni all’anno.
Già, ma come? Il presidente Fabrizio Lorenz ha spiegato che il piano indistriale prevede una crescita del 4% all’anno del giro d’affari della Mutua, con un incremento molto più forte del Vita. Obiettivi ambiziosi per raggiungere i quali l’Itas si affida a una vera e propria triade.
L’uomo copertina, il volto del progetto, è proprio Fabrizio Lorenz, in Itas da più di 35 anni, già direttore generale prima di Ermanno Grassi poi spedito a Belluno alla guida della Valpiave, ma con lo stipendio da 400 mila euro che aveva prima, per fare spazio al suo successore. Esperto di bilanci e molto cauto ha subito capito che la strada da seguire è quella che porta a raccogliere l’eredità di Edo Benedetti, il fautore di un’Itas sobria, molto legata ai principi mutualistici e al territorio.
E Lorenz lo ha detto subito, a voto ancora caldo, che quella è la strada. Una strada fatta di equilibrio nei conti e sobrietà nella gestione con grande attenzione ai prodotti del ramo Vita, cercando però di non farli diventare un’idrovora per le finanze del gruppo. Ecco così che sarà lanciato un aumento di capitale cash da 30 milioni di euro per sostenere prodotti che siano in grado di autoalimentarsi. Prodotti, però, che, per non pesare troppo sui conti della compagnia saranno, come si dice in gergo, ad alto caricamento, cioè peseranno sulle tasche dei clienti. Saranno un affare e per chi? Lo vedremo. Il presidente, ieri, ha spiegato che aiuteranno la compagnia in questo suo cammino verso la solidità e il rispetto dei principi mutualistici.
Ma, oltre al volto, nel disegno della nuova Itas, ci sono anche le braccia e quelle le mette il vicepresidente Giuseppe Consoli. Subito dopo l’assemblea lui è scappato con l’Audi blu con tanto di autista, andava festeggiare con la sua base fatta di agenti soprattutto di fuori regione. Ma al buffet un delegato trentino che pure è un sostenitore di Lorenz ammetteva: «Qualcuno il lavoro sporco lo deve pur fare e lui conosce tutti gli agenti e i delegati e sa fare i conti dei voti». Molti delegati, però, si lamentavano del suo perenne conflitto di interessi, visto che ha quote dell’agenzia di Riva del Garda presso la quale sono appoggiati i contratti di assicurazione di molti enti pubblici lombardi e veneti e dell’agenzia di Trento-Fornaci di cui è socia anche la moglie. Non solo, erano moti i delegati che lamentavano pressioni un po’ troppo accentuate prima dell’assemblea. E sono in molti ad attribuire a Consoli il merito della vittoria. E lui se lo prende tutto. Resta da vedere quali saranno gli esiti dell’inchiesta della Finanza sul debito da 12,5 milioni di euro nei confronti dei soci sovventori di Vhv. Consoli dice che non ne sapeva niente e non era a conoscenza dei termini dell’accordo, anche se c’è una foto che lo ritrae insieme Giovanni Di Benedetto, Ermanno Grassi e i rappresentanti di Vhv al momento della firma. Si vedrà cosa dirà l’inchiesta.
Ma se Lorenz è il volto e Consoli le braccia, il cervello della nuova Itas è Raffaele Agrusti. E il sorriso sornione che sfoderava dopo l’assemblea lo dimostra. E’ stato lui a puntare dritto sul Vita, ramo in grado di assicurare grossa crescita, ma anche bisognoso di molti capitali. Ieri ha ribadito che l’Itas potrà restare autonoma solo se crescerà e diventerà più solida. Intanto, però, il bilancio langue, considerando anche che sono stati ceduti interessanti e redditizi assets finanziari. Sarà Agrusti a dover gestire questa fase e assicura che non c’è nessuna volontà di correre tra le braccia di qualche gigante del settore, ma avverte anche che il futuro non è mai certo.