Il posto delle fragole di Groff in Val dei Mocheni
Christian, 21 anni, e la vocazione per i piccoli frutti. «Anche se quest’anno è stato un disastro. Ma per fortuna i mirtilli ci hanno dato soddisfazione»
SANT’ORSOLA. Sembra impossibile ma anche in alta valle dei Mocheni, a 950 metri s.l.m. è possibile creare occupazione e ricchezza quando ci sono gli imprenditori con la tempra giusta. È quella dei fratelli Groff che oltre quaranta anni fa, quando vennero lanciate le colture minori in valle dei Mocheni si impegnarono subito in questa coltura. Ora, Chistian, figlio di uno dei due fratelli Groff, cerca di percorrere la stessa strada. Per comodità visto che la scuola superiore era vicina, ha scelto di fare il corso per geometri al Marie Curie di Pergine, ma la sua volontà è sempre stata fin da bambino, quella di fare il coltivatore di piccoli frutti e di fragole, precisa subito. Dopo tre anni oggi rifarebbe quella scelta? chiediamo a Christian. «Certo, anche se nei mesi estivi è molto dura, non ci sono orari, se poi il tempo com’è successo nel 2017 non ti dà una mano le cose si complicano ancora di più. Prima l’anticipo della stagione con le piante in fioritura ancora ad aprile, quindi le gelate dell’ultima decade del mese che hanno decimato il primo fiore che è quello che dà le fragole migliori, poi l’eccesso di calore anche ad altitudini che sfiorano i mille metri. Risultato? È stato quello di una caduta verticale nella produzione di fragole che vuoi per le gelate, vuoi per la ridotta pezzatura conseguente al eccesso di calore hanno visto la produzione precipitare del 40%. Purtroppo anche il prezzo, di poco superiore ai due euro/kg, non ha dato una mano e pure la drosophila suzukii ci ha creato molti problemi. Abbiamo introdotto gli insetti antagonisti - spiega Christian - ma il risultato è stato molto modesto. Molto meglio è andata con il mirtillo, ottima produzione, scarsi problemi per la terribile drosophila suzukii, pezzatura più che soddisfacente. Certo - precisa Groff - è stata dura a causa della forte siccità e del grande calore riuscire ad assicurare acqua regolare a tutte le coltivazioni anche perché abbiamo assistito ad un calo nella portata delle sorgenti a causa della siccità».
Il ruolo in azienda di Christian è quello di responsabile del costante controllo degli impianti- cosa da fare più volte al giorno- afferma di responsabile del personale che nei momenti di punta raggiunge le 40 unità e delle consegne quotidiane della merce alla Sant’Orsola.
Nei programmi futuri vede un impegno sempre maggiore sul fronte della qualità della produzione oltre che una puntuale organizzazione delle piantagioni visto che sono tutte fragole programmate sui tempi di raccolta. Ma a vent’anni si hanno anche molti sogni nel cassetto, il più difficile da realizzare è quello di arrivare alla vendita diretta della propria produzione, ben sapendo che questa comporterebbe una diversa organizzazione dell’azienda, afferma Groff.
Chiediamo a questo punto se ha mai pensato a trasformare l’azienda in biologica, anche per dare il proprio contributo sul fronte della sostenibilità, articolata la risposta: per la fragola è quasi impossibile per le molte malattie con le quali dobbiamo combatter anche per il fuori suolo dotato di copertura, compresa la drosophila s.. Diverso il discorso per il mirtillo, questa è una coltura che si potrebbe prestare molto meglio al biologico anche perché è coperto da rete anti insetti.
Christian è l’unico giovane coltivatore in Sant’Orsola, altri giovani che coltivano piccoli frutti sono part time e nel suo giro di amici il suo lavoro è molto apprezzato, c’è la consapevolezza che ha imboccato una strada molto impegnativa. Era anche uno dei leader del gruppo giovani di Sant’Orsola, ma gli impegni in azienda da maggio a novembre le impediscono di seguirlo. Riesce a praticare anche qualche sport, lo scii in particolare ed ha completato un corso in palestra di arrampicata, ora non vede l’ora che arrivi la buona stagione per arrampicare sulle montagne vere del nostro Trentino.
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