Confesercenti lancia l'allarme: in Trentino in due anni hanno le cessato l'attività 404 negozi
Secondo il presidente Baratella si rischia di andare verso uno scenario di “desertificazione commerciale”. Tra le cause invecchiamento della popolazione, caro affitti, concorrenza del commercio elettronico, pressione fiscale insostenibile e burocrazia soffocante
TRENTO. Allarme "desertificazione commerciale" in provincia e a Trento, in particolare nei quartieri della Bolghera e di Cristo Re e per gli esercizi di prossimità. Lo lancia il presidente della Confesercenti provinciale Ivan Baratella, che cita i casi delle chiusure de "l'Orto di Laura" e del The Social Stone in via Gorizia: "Non sono episodi isolati", chiarisce in una nota.
Dal 2014 al 2024, in Italia hanno chiuso oltre 140.000 imprese del commercio al dettaglio, di cui quasi 46.500 di vicinato come alimentari, edicole, bar, panetterie e ferramenta. "Ventisei milioni di italiani vivono in comuni che hanno perso almeno un'attività di base", ammonisce il presidente, che ricorda come il Trentino non faccia eccezione: "Nel 2024, le imprese iscritte alla Camera di Commercio nel settore del commercio sono 7.733, rispetto alle 7.856 del 2023 e alle 8.137 del 2022. I nostri centri si svuotano, intere aree rimangono prive di servizi e punti di aggregazione, con un impatto devastante sulla qualità della vita".
Le chiusure "sono il segnale di un fenomeno allarmante - insiste Baratella - il commercio di prossimità continua a perdere imprese e con esso si spengono i quartieri della nostra città. Ogni serranda abbassata non rappresenta solo la fine di un'attività commerciale, ma un colpo alla vita sociale e all'identità del territorio".
Baratella individua le cause nel progressivo invecchiamento della popolazione, nel caro affitti, nella concorrenza del commercio elettronico, nella pressione fiscale insostenibile e nella burocrazia che soffoca chi vuole investire. "La politica deve impegnarsi ed evitare che il commercio locale scompaia - conclude il numero uno di Confesercenti - Servono piani che delineino in modo attendibile e chiaro l'espansione delle città, nonché una politica di salvaguardia delle tipologie delle attività economiche nei borghi e nei quartieri. Servono sgravi fiscali per chi apre o mantiene un'attività nei quartieri più colpiti, un fondo per la rigenerazione urbana finanziato anche con una tassa sull'e-commerce, maggiore autonomia ai sindaci per adottare misure di tutela". (ANSA). KFM