OSPEDALETTO

Statale 47 tra proteste e appelli. Oggi il blocco stradale

Il figlio dell’ultima vittima: «Pensate a cosa fate mentre guidate»


di Marika Caumo


VALSUGANA. Questa mattina alle 9.30 ci sarà una manifestazione di protesta con ritrovo al ristorante Al Mulino di Ospedaletto, organizzata dal Comitato Valsugana e Tesino per dire basta alle morti sulla Statale 47 e chiedere che finalmente venga messa in sicurezza.

Proprio ieri la Provincia ha comunicato di aver affidato i lavori per l'intervento di allargamento del tratto tra Villa Agnedo e Barricata di Ospedaletto. Un'assegnazione provvisoria alla Burlon di Telve che, stando al comunicato, dopo le verifiche d'obbligo, permetterà di assegnare definitivamente e cominciare i lavori, inizialmente previsti per maggio, già a marzo.

Va ricordato che questo tratto di strada interessato dall'intervento è il più pericoloso e stretto, e la sua messa in sicurezza è indispensabile, ma l'auspicio di amministratori e cittadini è che si metta poi mano anche al tratto sempre a due corsie che da Ospedaletto porta a Grigno. Un po' più largo ma altrettanto pericoloso: l'ultimo incidente mortale in ordine di tempo, accaduto lo scorso 12 febbraio, è successo proprio li, all'altezza del dancing e ristorante Isolotto. A perdere la vita, a causa di un veicolo che ha invaso improvvisamente la corsia opposta, Marco de Felici, imprenditore 59enne residente a Borso del Grappa (Treviso) con moglie e tre figli ventenni. Uno di loro, Filippo, nei giorni scorsi ha voluto raccontare il proprio dramma sui social, lanciando un appello per sensibilizzare quante più persone possibili: non bere prima di mettersi al volante e nemmeno distrarsi col telefono mentre si guida. Perché basta una frazione di secondo per distruggere la vita di qualcuno.

«Ciao sono Filippo e volevo usare questa piattaforma per dire una cosa importante a quante più persone possibili. Cercherò di essere breve.- scrive il ragazzo- Il 12.02.18, la settimana scorsa, c'è stato un incidente in Valsugana. Un ragazzo, ancora non si conoscono le cause, ha improvvisamente invaso la corsia opposta della superstrada. In quella corsia, ancora non ci credo, c'era mio padre che andava al lavoro. Lo ha centrato in pieno. Mio padre non c'è più. Morto. Sono qui con i miei fratelli e mia madre a domandarmi quanto la vita sia ingiusta, vorrei strapparmi i capelli dal dolore che ogni giorno aumenta. È un macigno che ti cade addosso. Voglio fare qualcosa. Reagire. Mio padre non meritava tutto questo. Voglio che tu che stai leggendo ci pensi 1.000 volte prima di guidare la macchina da bevuto, che tu ci pensi 1.000 volte prima di prendere in mano il telefono alla guida per leggere un messaggio o fare una chiamata, perché basta una frazione di secondo e, se sei nel posto sbagliato nel momento sbagliato, le conseguenze potrebbero essere fatali. Pensateci prima di fare tutto questo, perché la vita è una sola, e non vale la pena gettarla per questi futili motivi. Voglio fare una campagna di sensibilizzazione, mi serve il vostro aiuto. Voglio dire grazie a chi mi è vicino e a chi mi aiuterà, grazie davvero. Addio papà, ti voglio bene».

In due giorni sono oltre 2 mila le persone che hanno voluto esprimere vicinanza, mettendo un "like" al post di Filippo, tanti i commenti (tra cui quelli di chi sulla Supervalsugana ha perso un famigliare e chi, come l'ex sindaco di Villa Agnedo Armando Floriani ricorda le battaglie fatte in passato per quella strada sentendosi vicino al ragazzo e a tutte le persone che qui hanno perso la vita). Moltissimi anche coloro che hanno condiviso il messaggio. Tra questi Elena, 35enne di Torcegno che lo scorso giugno è rimasta coinvolta in un incidente frontale sulla SS47 provocato da un giovane che aveva invaso la corsia opposta.

«Condivido perché comprendo profondamente- scrive Elena -. Anch'io, il 27 giugno scorso, ho rischiato di morire e perdere la mia famiglia, nello stesso tratto di strada e con la stessa dinamica. A me stavolta, miracolosamente, è andata bene, ma non è giusto dover andare al lavoro tutti i giorni con la paura di non tornare a casa».

 













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