“Il ballo eterno” di Fusaro svelato alla Piccola Opera
LEVICO TERME. «Nemo profeta in patria sua», è la dolente constatazione che Andrea Fusaro, maestro del colore, talento pittorico originalissimo, ribalta felicemente, poiché, ormai pittore 57enne...
LEVICO TERME. «Nemo profeta in patria sua», è la dolente constatazione che Andrea Fusaro, maestro del colore, talento pittorico originalissimo, ribalta felicemente, poiché, ormai pittore 57enne riconosciuto e apprezzato in tutto il Trentino, è stato celebrato con tutti gli onori, di critica, pubblico, e autorità, all’inaugurazione e svelamento dell’affresco, realizzato con il supporto dell’iconografo Fabio Nones, dedicato al suo maestro delle elementari, Luciano De Carli, intitolato “Il ballo eterno” che ha voluto donare alla “Piccola Opera”, ex don Ziglio e ora Levico Curae, dove fa bella mostra di sé su una parete in area disabilità.
Le radici dell’arte
Dalla Piccola Opera, infatti, Fusaro, ivi residente dal 1976 al 1986, ha se non altro attinto quell’energia e supporto, quasi da “incubatrice artistica” per cui ha potuto sviluppare la sua inclinazione per l’arte. «Rispondendo a un invito di Luciano De Carli – ha detto il direttore Fabrizio Uez -, la presidente Martina Dell’Antonio ha favorito la realizzazione di quest’opera di Andrea Fusaro, una persona di grande sensibilità, maturata attraverso la sua storia personale e le difficoltà della sua vita che ha trasferito anche nella passione per la pittura e nelle sue opere. Ha detto di sé: “Ho il colore al posto del sangue”, e quest’opera ha sangue e vita».
La storia di una istituzione
Un’occasione per i numerosi intervenuti anche per ripercorrere la storia di una istituzione da sempre nel cuore dei levicensi e dei trentini, grazie alla testimonianza del dottor Paolo Cavagnoli, «presente fin dal primo colpo di ruspa» che ha legato lo sviluppo della iniziativa di don Giulio Ziglio al ricordo del “piccolo discolo” Andrea Fusaro, «non certo una cima negli studi, ma un talento del disegno». Già nel 2007 Fusaro ritornò alla don Ziglio per una “ultima cena” spettacolare, dipinta sulla parete della cappella dell’Istituto. Ora, “Il ballo eterno”, rallegra gli occhi e il cuore degli ospiti, degli operatori e dei visitatori di ogni giorno.
L’affresco
«Qui raffiguro la forza della natura – ha spiegato l’autore – rappresenta dagli uccelli liberi che volano tra gli alberi. Colo colore “rosso fuoco” della Terra desidero rappresentare la sofferenza vissuta da me e da altre persone. L’albero rappresenta l’Istituto, l’approdo, il punto di riferimento: è la Natura che ogni anno rinverdisce, migliora la personalità di noi utenti, di ieri e di oggi. Gli uccelli variopinti siamo noi, i “ragazzi” che aiutati, sostenuti si sentono liberi e volano con le loro forze. Tra i rami spira un vento di burrasca. I rami offrono appoggio e trattengono la forza di quel vento». «Questa è l’opera di un Artista con la “A” maiuscola – ha detto lo storico dell’arte, Vittorio Fabris -, con una capacità di sintesi di altissimo livello. I suoi alberi si possono accostare degnamente ad alcune forme di Kandinsky, oe i suoi uccelli con colori primari mostrano una capacità di astrazione e reinvenzione delle forme straordinaria, ancora, i personaggi dell’affresco, il loro movimento, sono degne di un Matisse. Un’artista formidabile che non dobbiamo sottovalutare».