Sft, fronda in Destra Adige i contadini lasciano la coop 

Mentre il magazzino frutta decide di rimanere socio della romagnola Apofruit i coltivatori di Nomi e Nogaredo progettano di andare con La Trentina


di Michele Stinghen


NOMI. I contadini della Destra Adige vogliono lasciare la Sft e portare le loro mele alla Op La Trentina. La cooperativa avrebbe deciso di rimanere con la Apofruit di Cesena (di cui è socia da tre anni) anziché confluire subiti nel marchio trentino; i coltivatori di Nomi, Pomarolo e Brancolino non ci starebbero e già si pensa ad un punto raccolto alla ex cantina di Nomi.

Non c'è pace, per il magazzino frutta nato dalla fusione tra il ramo della vecchia Sav, la Soa di Aldeno e la Cofrut di Mattarello. Nata come "polo meridionale" delle mele trentine, venne travolta nel 2014 dallo scandalo partito con l'operazione "Apple Pie", con la Guardia di finanza che contestò all'ex direttore Paoli numeri di produzione "gonfiati" per ottenere contributi e qualifica di Op (in settembre Sft ha chiesto risarcimento danni a Paoli e all'mediatore commerciale Franco Waldner). Nel 2015, con l'indagine in pieno svolgimento, la società decise di entrare in Apofruit Italia, con sede a Cesena, abbandonando l'idea di costituire un unico consorzio delle mele trentine. Poco tempo fa i nuovi vertici di Sft (il presidente Riccardo Forti e il direttore Stringari) hanno riaperto la porta alla Trentina, tanto più dopo l'alleanza con Melinda. Il "ritorno" all'ovile sembrava cosa fatta, solo che lasciare subito la Apofruit (il contratto scade nel 2020) costerebbe alla cooperativa 3,5 milioni di euro: troppi.

Proprio mentre sembrava tramontare l'idea di un ritorno immediato alla Trentina, almeno per quest'anno, per ragionarci fra due anni, è nata una "fronda" in Destra Adige. I coltivatori di tutti i paesi della Vallagarina sul lato destro del fiume, da Nomi fino a Isera, sarebbero in procinto di abbandonare la cooperativa, per confluire direttamente nella Trentina come "soci liberi". Questo sarebbe scaturito da una recente assemblea tenutasi a Nomi; e già si ipotizza di attivare, per il conferimento a partire da agosto, di un punto raccolta alla ex cantina del paese, per evitare che i contadini debbano salire col trattore sino in piana Rotaliana.

La perdita di quantitativo per la Sft è relativa, circa 20 mila quintali, ma è comunque un brutto colpo, per una realtà che conta su tre magazzini e ne usa praticamente solo due. I soci in Vallagarina a questo punto rimarrebbero solo quelli di Volano, dove si trova un magazzino, tuttora usato solo per il conferimento. Sui contadini rimasti in Sft peseranno ancora di più i costi fissi, già ritenuti un problema. Il magazzino di Mattarello funziona al 60%, quello principale di Aldeno è stato costruito per 420 mila quintali di mele, e attualmente supera di poco i 300 mila. Già adesso i kiwi finiscono direttamente a Cesena. Tra due anni inoltre si rischia un'ulteriore spaccatura: ai soci che coltivano biologico converrebbe rimanere con Apofruit, proprietaria del marchio Alma Verde bio, e sarà più difficile trovare un ruolo al grande magazzino di Aldeno.

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