«Fusione, ricatto di Villa ma noi ci crediamo»
Il sindaco di Nogaredo risponde a Romina Baroni. Bonfanti: da irresponsabili cancellare le gestioni associate, la sindaca vuole una tempistica troppo stretta. Bisogna unire più Comuni
Nogaredo. «Non vogliamo abbandonare la fusione, ma cancellare le gestioni associate è da irresponsabili». Così il sindaco di Nogaredo Fulvio Bonfanti risponde alla sindaca di Villa, Romina Baroni. La settimana scorsa, attraverso il sito istituzionale, la prima cittadina di Villa ha spiegato in una lettera il perché della mancata fusione e ha scaricato le responsabilità sugli altri due Comuni. Nogaredo, però, non ci sta, ripercorre le tappe della vicenda e rigetta, per parola del suo sindaco, le accuse al mittente: «Ci rattrista – spiega Bonfanti - ma non ci sorprende scoprire che il Comune di Villa si rivolge ai cittadini travisando la realtà dei fatti. Riassumiamo brevemente il percorso svolto dalle tre amministrazioni: nel 2016 Villa, Pomarolo e Nogaredo hanno approvato la convenzione per la gestione associata dei servizi, dove non si prevedeva espressamente la fusione dei tre Comuni, anche se la volontà finale – almeno di Nogaredo – era quella. La gestione associata non è stata facile ma, al di là di qualche dissapore e dissidio, ha comportato anche un incremento di efficienza dei servizi. Da ottobre 2018 si è iniziato a ragionare su un progetto di fusione e la sindaca di Villa ha sempre mostrato un bisogno impellente di addivenirvi. Questo ha innescato una serie di reazioni e valutazioni: Nogaredo si subito è dimostrato favorevole, Pomarolo, invece ha mostrato le sue perplessità, non relative alla fusione ma alla tempistica stretta e lo ha ribadito anche negli incontri seguenti».
L’ultimatum della sindaca
La delibera di Villa ha complicato le cose: “La sindaca di Villa – prosegue Bonfanti - ha minacciato con un ultimatum: “Se non passa la fusione a tre, o al limite a due, entro questa legislatura usciremo dalla gestione associata”. Ci è sembrato un ricatto, difficile da accettare; peraltro durante gli incontri Villa non ha mai accennato al fatto che questi passaggi sarebbero stati aggiunti con la pretesa che gli altri comuni, per mera imposizione, facessero altrettanto. La cosa è sembrata scorretta, anche perché l’atto di indirizzo era stato discusso e condiviso da tutti. Da parte nostra abbiamo tentato di moderare i toni e di mediare, chiedendo alla sindaca Baroni di non far precipitare le cose e distruggere tutto il lavoro svolto negli ultimi tre anni. Il 12 marzo il nostro consiglio comunale all'unanimità ha approvato l’atto di indirizzo e precisato che “la fusione è efficace e funzionale solo se costituita da tutti e tre i Comuni, proprio in considerazione del grande lavoro svolto tramite la gestione associata e ritenendo che questo sia l’unico progetto veramente valido e condivisibile”. La fusione a due non la riteniamo utile e costruttiva, in quanto determinerebbe una riorganizzazione del progetto fin qui portato avanti con tanta fatica, giungendo ad una fusione zoppa o monca».
L'auspicio di un nuovo accordo «Sicuramente anche con la fusione – conclude Bonfanti - i protagonismi forse non sarebbero spariti, e solamente con il tempo si sarebbero potuti appianare. La forzatura di Villa non ha contribuito a creare rapporti di fiducia tra gli amministratori che avrebbero dovuto avere come obiettivo finale il bene di un territorio unico. Questo comporta la dilazione del tempo del progetto di fusione, progetto che comunque noi non vogliamo abbandonare. Ora chiediamo alla sindaca di Villa di non vanificare il lavoro fin qui svolto e di abbandonare le velleità da campagna elettorale per il bene dei cittadini e per una visione a lungo termine. Capiamo, e siamo dispiaciuti e delusi per la scelta seppur rispettosa presa da Pomarolo ma proprio in questi momenti bisogna rimanere uniti e mantenere forte l’obiettivo comune. Cancellare la gestione associata è da irresponsabili: manderebbe all’aria un buon progetto che sta cominciando a dare i suoi frutti, mettendo in difficoltà i servizi ai cittadini e i dipendenti; metterebbe la parola fine a qualsiasi tentativo di riprendere il dialogo per una futura fusione, oltre che un’inutile dispendio di spese già sostenute. Forse chi punta il dito e critica gli altri dovrebbe fare prima autocritica e chiedersi se valeva la pena, solo per una questione di visibilità e prestigio, mettere in crisi un sistema costruito con tanta fatica da parte di tutti, addossando la colpa alle altri parti implicate. Fusione a tutti i costi con tempi e modi poco adatti? Fusione a due pur di farla? Se abbiamo condiviso un percorso e strutturato e dislocato tutti i servizi per una fusione a tre, com’è possibile proporre un progetto monco e ritenerlo valido se non contraddicendosi? Come si può andare al referendum con una proposta diversa da quanto fin qui condiviso? Noi rimaniamo ancora dell’idea che l’unione fa la forza e che, come in tutti i gruppi, bisogna tenere sempre in considerazione le esigenze e i tempi di tutti i soggetti coinvolti». PA.T.