Famiglia barricata in casa per resistere allo sfratto
Ore di trattativa a Manzano. L’artigiano dopo il fallimento non ha potuto pagare il mutuo. Decisiva la mediazione della giunta comunale e una sistemazione provvisoria alla ex scuola
MORI. Trambusto senza precedenti (in tempi di pace) e tensione per mezza giornata, a Manzano, piccolo centro moriano della Val di Gresta. A scatenare il tutto uno sfratto problematico ai danni di una famiglia molto numerosa (papà, mamma, quattro figli minori di 14 anni e tre cani di grossa taglia) per nulla intenzionata ad abbandonare la propria casa, che dopo un intricata vicenda giudiziaria si era stabilito non essere più legalmente tale.
Con la famiglia asserragliata già dal mattino al cospetto di tre pattuglie dei carabinieri, dell’ambulanza e dell’accalappiacani, nel pomeriggio per provare a sbloccare la situazione è salita a manzano mezza giunta assieme al presidente del consiglio comunale Fiorenzo Marzari, che, conoscendo il padre (un 45enne ex artigiano la cui ditta di serramenti è fallita), è riuscito a convincerlo a lasciare l’abitazione prima dell’impiego delle maniere forti. Assieme a Marzari c’erano il sindaco Stefano Barozzi e gli assessori Roberto Caliari e Flavio Bianchi, con il vicesindaco Nicola Mazzucchi a monitorare dalla borgata. La soluzione temporanea trovata è stata quella di trasferire la famiglia alle ex scuole di Valle San Felice, in attesa che la comunità di valle trovi un’altra sistemazione.
«Non volevano assolutamente dividersi – spiega il sindaco Barozzi – e quindi ci siamo mossi per allestire alla bisogna le ex scuole di San Felice, con brandine, letti, cucina e acqua calda. altre soluzioni sarebbero state possibili, ma c’era il problema del numero dei componenti della famiglia e dei cani, peraltro di grossa taglia: serve quindi un appartamento grande e di un certo tipo, con tre stanze. Si sono già mossi i servizi sociali e stanno lavorando per un appartamento o a Trambileno o a Terragnolo, anche considerando che i figli vanno già a scuola a Rovereto. anche grazie all’intercessione del presidente Marzari la famiglia ha accettato la soluzione temporanea.
Nelle prossime ore dovrebbero tornare a prendere delle cose e sono d’accordo con l’ufficiale giudiziario di sgomberare tutto entro 40 giorni. Purtroppo gli sfratti a un certo punto bisogna farli e la questione si trascinava da cinque anni. In questo caso occorreva soprattutto tutelare i minori».
Prima di accettare di uscire, il capofamiglia aveva contattato la nostra redazione, come aveva già fatto nei mesi scorsi quando lo sfratto si stava per concretizzare, per raccontare il proprio dramma: «Tutto è partito dall’assurda contestazione da parte di un cliente di una somma di 700 euro, poi trasformatasi con spese legali e altro in più di diecimila. Nel frattempo la banca mi ha bloccato il mutuo della casa che avevo costruito, con centomila euro pagati e duecentomila ancora da pagare, e la mia azienda è fallita».