Vaccini, sindacati del Trentino all’attacco: “L’Alto Adige corre, qui siamo fermi”
"Ci sono categorie di lavoratori a contatto con il pubblico che attendono da sei mesi, bisogna pretendere le dosi da Roma"
TRENTO. "L'Alto Adige corre sui vaccini anticovid, il Trentino invece procede a rilento. Da quasi un mese l'immunizzazione è ferma alla fascia dei cinquantenni con la possibile piccola apertura nei prossimi giorni per i soggetti esenti ticket. E nel frattempo anche nel resto d'Italia le regioni, una dietro l'altra, aprono alle prenotazioni per gli under50, in alcuni casi anche per gli under30 come la Lombardia". Lo affermano, in una nota congiunta, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.
"Sicuramente il Trentino ha fatto la scelta giusta di dare priorità massima alle persone anziane e fragili, e il calo di mortalità ha dato ragione a questa strategia. Adesso però è ora di accelerare con l'immunizzazione delle altre fasce d'età, portando al massimo l'efficienza dei punti vaccinali sul territorio e pretendendo più dosi da Roma se quelle arrivate fino ad adesso non sono proporzionalmente sufficienti per la nostra popolazione", aggiungono i segretari, rilevando come vi siano "categorie che lavorano a stretto contatto con il pubblico, dunque sono a rischio, che aspettano di potersi vaccinare da sei mesi".