Zeni: «Abbiamo sbagliato linea»

Pd nel caos, impasse sulla sostituzione del segretario Pacher: «Partito sconfitto perché diviso e poco solidale»


di Chiara Bert


TRENTO. «Se migliaia di elettori del Pd non sono andati a votare, probabilmente il problema non era che qualcuno doveva fare qualche telefonata in più. È una questione di linea politica, il percorso che abbiamo fatto non ha motivato i nostri militanti». L’analisi di Luca Zeni, capogruppo democratico in consiglio provinciale, piomba nel dibattito interno al Pd sul post-sconfitta alle primarie. E fa il paio con le parole del presidente della giunta Alberto Pacher, che ieri - commentando il risultato delle primarie e la debacle del Pd - non ha risparmiato una critica di merito al suo partito: «È mancata la solidarietà interna», ha detto. «Non sono per nulla pentito di non aver accettato di candidarmi, ho motivato la mia decisione di interrompere alla fine di questo mandato il mio impegno nelle istituzioni e più in generale nel partito proprio per i motivi che hanno portato a questa situazione. Ora - ha aggiunto - il Pd deve definire con chiarezza il proprio progetto, solo così ritroverà l'unità».

Lunedì il coordinamento è stata la sede del primo confronto interno, con i vertici dimissionari, in testa il segretario Michele Nicoletti che rimetterà il proprio mandato all’assemblea (forse già venerdì). Le posizioni sulle prossime mosse divergono: c’è chi ha proposto di serrare le fila e respingere le dimissioni, chi una troika super partes fuori dai giochi che tenga insieme i pezzi del partito e gestisca i tre mesi da qui alle elezioni, chi preferirebbe eleggere un nuovo segretario, chi infine ha azzardato un congresso a inizio settembre. Tra chi crede che i dirigenti del partito debbano passare la mano c’è Luca Zeni. «Nelle grandi democrazie - osserva il capogruppo - quando viene portata avanti una linea che risulta sconfitta, chi l’ha portata avanti si assume le proprie responsabilità. Sarà il partito ad individuare le figure giuste per guidare questa fase». Ma boccia l’idea di una reggenza collettiva: «Mettere tante persone che accontentino tutti mi pare una soluzione raffazzonata, l’importante è decidere la linea, non si può più tergiversare».

Zeni, sfidante mancato di Alessandro Olivi alle primarie (che avrebbe voluto aperte a più esponenti del Pd), contesta la lettura della sconfitta data dal segretario e dallo stesso Olivi, i quali hanno parlato di una mancanza organizzativa più che politica. «L’analisi dei numeri - osserva il capogruppo - ci porta a dire che non ci si può giustificare dicendo che si doveva fare qualche telefonata in più». «Sbagliato accusare singoli amministratori - dice Zeni rispondendo a quanto detto lunedì da Olivi - probabilmente ci sono più cause, tra cui il percorso scelto che non ha motivato abbastanza i militanti». «I cittadini ci chiedono una visione di Trentino che non è stata portata avanti in modo compiuto, non possiamo avere paura di discutere e di cambiare passo. Per essere forte il Partito democratico deve riuscire ad entrare nel merito delle questioni, a partire da quelle economiche. Dobbiamo lavorare per essere la parte innovativa della coalizione». Per Zeni «la leadership di Ugo Rossi uscita dalle primarie non è in discussione», anche se nella base Pd i mal di pancia sono fortissimi. Quanto a Olivi, che si è proposto come capolista per guidare i Democratici alle provinciali di ottobre, «sarà una risorsa per il Pd - dice - sul resto decideranno gli organismi del partito». Come dire che anche questa partita, come quella dell’eventuale nuovo segretario, è ancora tutta aperta.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano