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Violenza sulle donne, quasi 3 mila denunce negli ultimi 5 anni

In Trentino più di una richiesta d’aiuto al giorno, aumentano le molestie sul lavoro. I bambini ospitati in strutture sono 93


di Sandra Mattei


TRENTO. La violenza contro le donne è un fenomeno che non conosce battute d’arresto e che nel 50% dei casi avviene nelle mura domestiche. In Trentino sono 597 le denunce di donne che hanno subito violenza nel 2015, rispetto alle 608 dell’anno precedente, più di una al giorno. Negli ultimi cinque anni in totale sono 2.898, ovvero 18 denunce ogni 1.000 donne.

Dati presentati ieri nel corso della conferenza “La violenza di genere: i numeri, gli strumenti, le storie”, che hanno messo a confronto i numeri messi in rete dalla polizia e dai carabinieri e, dal 2013, anche dalle procure di Trento e Rovereto. Da quando è stata istituita la legge n. 6 del 2010 per gli interventi di prevenzione e di tutela delle donne vittime di violenza, si è puntato non solo a monitorare i dati, ma anche a mettere in rete i tanti servizi che già operavano sul territorio, dal Centro antiviolenza all’Alfid, dalle strutture residenziali ai servizi sociali.

E se l’andamento delle denunce rimane costante, sono alcuni dati a preoccupare i relatori presenti ieri nella sala dell’Fbk. L’assessore alla solidarietà sociale Luca Zeni ha messo in evidenza come la Provincia, dopo essersi concentrata su interventi economici come le prestazioni sanitarie gratuite per la cura di lesioni delle vittime della violenza e il fondo di solidarietà, si stia occupando di un fenomeno in crescita. «È quello dei bambini coinvolti - ha affermato Zeni - negli episodi di violenza, 93 sono quelli ospitati in strutture, ma sono ben 457 quelli di donne che si sono rivolte ai servizi non residenziali. Si tratta della cosiddetta violenza assistita, perché anche i figli possono subire danni psicologici sui quali dobbiamo intervenire».

L’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari ha sottolineato come il Trentino sia un modello per gli strumenti messi in campo: «Solo conoscendo i numeri e le caratteristiche del fenomeno, possiamo attivare gli anticorpi per combatterlo. La nostra provincia ha il primato di denunce di tutta Italia, ma questo significa che le donne sono più consapevoli nel dire basta ai soprusi ed alle violenze, anche psicologiche. Il problema è che spesso il fenomeno resta sommerso».

È toccato quindi a Cristiano Vezzoni, docente del Dipartimento di sociologia dell’Università di Trento, entrare nel merito dei dati. «Possiamo fare un confronto degli ultimi 5 anni - ha spiegato - grazie al nostro sistema di rilevazione che incrocia dati delle forze dell’ordine, delle procure e dei servizi. I numeri ribadiscono che un terzo delle denunce riguarda ingiurie minacce e lesioni. In aumento le molestie sul lavoro, passate da 6 nel 2011 a 22 nel 2015. La maggioranza degli uomini violenti è italiana (73%), ma se le donne italiane denunciano più gli ex partner (26%) rispetto agli attuali (19%), la percentuale si inverte per gli stranieri: la denuncia riguarda nel 42% dei casi i partner, perché le donne straniere hanno meno supporti familiari e quando non sopportano più la violenza, si rivolgono alle forze dell’ordine».

Laura Castegnaro, del servizio politiche sociali, ha ricordato che i servizi che gestiscono l’assistenza alle donne sono 9: «Quelle ospitate nelle strutture residenziali sono passate da 7 nel 2013 a 103 nel 2015, con un aumento rispetto all’anno precedente del 39% e del 61% dei nuovi accessi». Importante anche il servizio rivolto agli uomini autori di violenze: «L’intervento educativo è stato seguito da 26 uomini, 15 dei quali hanno iniziato l’intervento di gruppo. L’età media è 38 anni, la maggior parte di loro ha avuto episodi saltuari di violenza, circa il 20% dei maltrattamenti è stato perpetrato con maggiore gravità e durata nel tempo».













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