Valanga sulla Marmolada: «Evento così ogni 100 anni» 

Distacco eccezionale sul versante nord. La massa nevosa ha distrutto il rifugio Pian dei Fiacconi e la stazione della cestovia. Le Funivie: «Pronti a costruire il nuovo impianto in un’area sicura» 


Andrea Selva E Elisa Salvi


trento. Una valanga eccezionale. Non ha dubbi nel definire così l’impressionante distacco nevoso, che nei giorni scorsi si è verificato sul versante Nord della Marmolada, Jacopo Ferrari, a lungo responsabile valanghe della pista che da Pian dei Fiacconi scende al Fedaia, supportato da Luigi Valeruz, della commissione valanghe provinciale, e anche dai rilievi effettuati dagli esperti della Provincia di Trento (pubblicati su www.valanghe.report). Ferrari ha spiegato le condizioni che hanno portato al fenomeno valanghivo che ha distrutto il Rifugio Pian dei Fiacconi (2626 m) e la stazione a monte della storica cestovia del Fedaia - chiusa da settembre 2019 per fine vita tecnica, ma sulla cui linea dovrebbe sorgere un nuovo impianto - nel corso di una conferenza stampa convocata ieri mattina da Alex Mahlknecht, titolare con i fratelli della società Funivia Fedaia Marmolada. Con un apposito volo in elicottero, i giornalisti di alcune testate regionali tra cui il Trentino, sono stati accompagnati sul luogo della valanga per vedere quanto accaduto. «Nel primo week end di dicembre - ha detto Ferrari - si sono verificati forti accumuli di neve accentuati da un incessante vento da Sud-Est. Così, in quei giorni, si è formata una valanga, con un fronte esteso e uno spessore di distacco fino a 240 cm, che è partita da Punta Rocca e da Punta Penia. Oltre alla componente radente al suolo che ha acquistato velocità aggirando a monte il rifugio e causando i danni maggiori alla stazione della vecchia cestovia, c’è stata una componente nubiforme, che avuto l’effetto di un’esplosione, scoperchiando (e non solo) il rifugio. Un fenomeno eccezionale, perché condizioni del genere, a 3000 metri, hanno tempi di ritorno dell’ordine dei cent’anni». In passato si ricordano le slavine del 1946 e del 1958 che hanno investito in pieno il rifugio e altre negli Settanta che l’hanno schivato.

I rilievi effettuati di recente, però, metterebbero in risalto anche un altro aspetto: sul dosso, dove sorge il Rifugio Ghiacciaio Marmolada (2700 m) che non ha subito danni grazie anche alla sua struttura protetta, non ci sarebbero evidenze del passaggio di un flusso radente, scavalcato invece dalla massa di neve polverosa. «Il dosso del Rifugio Ghiacciaio Marmolada è il luogo scelto per l’arrivo del nuovo impianto - ha sottolineato Alex Mahlknecht - che risulterebbe più sicuro della sede attuale, anche alla luce di quest’evento». Non vengono meno, quindi, le intenzioni della Funivie Fedaia Marmolada di realizzare un nuovo impianto di risalita, l’unico sul versante trentino della Marmolada. «Il progetto, depositato nel 2019 in Provincia e al Comune di Canazei, vede la stazione d’arrivo sul dosso a 2700 metri di quota anziché a Pian dei Fiacconi, con la linea spostata di una cinquantina di metri proprio per evitare che venga travolta da una valanga. Inoltre, la nuova struttura è dotata di un cuneo in cemento armato, che ha la funzione di deviare in due flussi, meno impattanti, la caduta di una massa nevosa. Abbiamo intenzione di studiare ancor meglio dal punto di vista statico la protezione, ma il nuovo impianto potrà superare un evento simile a quello appena avvenuto». L’impianto intanto è stato messo in sicurezza. Per il versante nord della Marmolada – oggetto di un piano di sviluppo dall’iter lungo e travagliato, in un difficile equilibrio con la Regione Veneto – è un momento molto delicato: per la ricostruzione del Rifugio Pian dei Fiacconi (che ha suscitato grande dispiacere nel mondo degli appassionati di montagna) è già partita una raccolta fondi. Ora anche la società funiviaria (che ha rilevato l’impianto dalla famiglia Graffer) ha manifestato l’intenzione di portare avanti il progetto di sostituzione della vecchia cestovia. Con l’amministrazione provinciale che sta valutando la situazione sull’ultimo ghiacciaio delle Dolomiti.















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