Università della terza età: a lezione di genere e ruoli
Inaugurato il nuovo anno accademico, 39 le edizioni di un percorso che cresce In agenda, cittadinanza globale e stereotipi. Oltre 6.500 gli iscritti, l’80% donne
TRENTO. Un corso di ginnastica in inglese, incontri di storia sui quartieri della città e un laboratorio contro gli stereotipi di genere. Sono alcune delle novità introdotte nell'offerta didattica dall'Università della Terza Età e del Tempo disponibile, che è giunta al 39esimo anno di attività e ha inaugurato il nuovo anno accademico Teatro Sanbabolis. L'Utetd, promossa dalla Fondazione Demarchi, conta 6506 iscritti, di cui quasi 5000 nelle sedi locali fuori dalla città di Trento, all'80% donne. I docenti sono 350 e gestiscono 800 corsi, dei quali 150 di educazione motoria.
«Tra le novità dell'anno accademico 2018-2019 -spiega Lara Deflorian, ufficio-stampa della Fondazione Demarchi -ci sono il corso di ginnastica in lingua inglese “Movement of body and mind”, gli incontri “Storia di un quartiere della città di Trento tra Santa Maria Maggiore e la Portela”, il corso sulla “Educazione alla cittadinanza globale”, quello sullo “Sguardo culturale per osservare il mondo”, oltre al laboratorio sperimentale su “Genere, ruoli, stereotipi e rappresentazioni”». Sono cinque i percorsi didattici offerti dall'Utetd: uno con focus sulla ginnastica; uno che verte attorno a musica, letteratura e arte; uno che si concentra su storia, religione e filosofia; uno dedicato a politica ed educazione civica; infine uno su ambiente, tecnologia, scienza.
Intervenuto alla presentazione dell'anno accademico, l'assessore provinciale alle Politiche sociali Luca Zeni ha sottolineato: «In un periodo di sfiducia come quello in cui viviamo, la cultura aiuta ad affrontare le difficoltà e la solitudine». L'assessore comunale alla Cultura Andrea Robol ha commentato: «Gli insegnanti di Utetd sono di grandi capacità, racconteranno la realtà senza banalizzare, in controtendenza con l'atteggiamento dominante». Il presidente della Fondazione Demarchi precisa l'impegno culturale verso le periferie: «Essere presenti nelle valli del Trentino è fondamentale perché la cultura sostiene durante i momenti di crisi e crea coesione sociale». Il professor Antonio Scaglia trova un nome “alternativo” per l'Università della Terza Età: «Ci potremmo chiamare l’ “Università della persona”. Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere nel nostro progetto culturale qualsiasi persona al di là del ceto sociale: il popolo trentino è cresciuto nella povertà, solo negli ultimi decenni c'è un benessere diffuso. Ma come diceva Bruno Kessler, fondatore dell'università a Trento, sono i valori diffusi di solidarietà e cooperazione a rendere il Trentino ricco». (f.p.)