«Una cittadella scientifica per il Cibio»
Cresce il malcontento per il trasloco del centro a Piedicastello: «Così Povo perde il motore e si spezza il biotech»
TRENTO. La notizia, con tanto di pubblicazione sulla prestigiosissima rivista scientifica Nature, aveva fatto il giro del mondo. Al Cibio (Centro di biologia integrata) delll’Università di Trento è stata scoperta una proteina in grado di tagliare con precisione millimetrica le sequenze di dna malato lasciando intatto tutto quello che c’è intorno. La scoperta nei laboratori trentini di EvoCas9, la proteina in questione, potrebbe rappresentare una svolta nel campo della medicina, portando alla soluzione per vincere la guerra contro molte gravi malattie, a partire dal cancro grazie allo sviluppo del bisturi genomico. Ma EvoCas9 potrebbe portare anche sconvolgimenti imprevisti sul volto di Trento o, quantomeno, sul suo assetto urbanistico.
Infatti, la scoperta ha messo le ali al Cibio. La Provincia ha subito assegnato 2 milioni di euro in più per la ricerca e ha trovato una soluzione per una nuova cittadella del biotech. L’idea è quella di trasferire il Cibio alla Motorizzazione di Piedicastello. Attualmente, infattti, il centro è ospitato al Polo scientifico e tecnologico Fabio Ferrari di Povo, una sede che già sta stretta e che sarà strettissima quando EvoCas9 diventerà un prospetto da sviluppare anche dal punto di vista commerciale. Da qui, la proposta di trasferire il Cibio alla Motorizzazione come spiega l’assessora all’Università e alla ricerca scientifica Sara Ferrari: «Il Cibio a Povo sta stretto e lì non c’è posto per farlo crescere. Deve essere spostato per consentirgli di attrarre imprese e start up che gli si possano collocare vicine. Per questo la Provincia sta valutando gli immobili della Motorizzazione. Del resto, già a Piedicastello è prevista la realizzazione di uno studentato per il quale l’Università ha già ottenuto i fondi dal Ministero. Sono previste anche due passerelle sul fiume per collegare il quartiere alla città». Le due passerelle pedonali, una in linea con il sottopasso di via Canestrini e l’altra con via Verdi serviranno a collegare le nuove strutture alla città. Solo che lo spostamento dalla collina a Piedicastello del Cibio ha sollevato qualche perplessità nel mondo scientifico. C’è il timore che il polo di Povo possa perdere un contributo importante, un tassello che contribuisce ad elevarne la qualità, nella convinzione che la ricerca scientifica abbia necessità anche di vicinanza fisica per sviluppare la ricerca. Già qualche professore ha iniziato a sollevare dubbi dicendo che a Povo ci sono terreni vicini al polo Fabio Ferrari che possono portare a uno sviluppo in collina.
Il professor Giovanni Pascuzzi, membro del Senato accademico, è molto critico con questo modo di procedere per emergenze: «Io sono dell’idea che tutte le facoltà scientifiche debbano scendere dalla collina per andare a Piedicastello. L’asse di via Verdi andrebbe sviluppato. Si è scelto di non realizzare èpèiù la biblioteca in piazzale Sanseverino per andare alle Albere, ma in questo modo abbiamo una biblioteca troppo stretta che è già piccola adesso. Io propongo di riprendere il filo del discorso, riprendere il progetto di Botta per piazzale Sanseverino e sviluppare un piano vero e proprio. Fino ad ora siamo andati avanti sull’ondan dell’emergenza senza una visione complessiva. Adesso possiamo fare qualcosa di veramente organico per l’Università e anche per la città. La facoltà di scienze di Povo ormai è vecchia e prima o poi si dovrà intervenire. Quale migliore occasione di questa? Se si porta il Cibio a Piedicastello e considerando che lìì vicino sorgerà lo studentato, si può pensare a realizzare lì tutto il polo scientifico. Lo spazio c’è. Si tratta di avere visione».
Il problema, però, è di carattere urbanistico, con il Comune che ancora non ha trovato una soluzione per il Cte e non ha neanche perfezionato la vendita dell’area Cte all’Università. Una calma che poco si addice a quella alla velocità esplosiva della ricerca scientifica. (u.c.)