Un video per la lontra altoatesina: ecco il documento

Nell’eccezionale sequenza di Davide Righetti, il primo animale a quasi sessanta anni dalla scomparsa


di Mauro Fattor


BOLZANO. Qualche passo, palmato e caracollante. Poi una rapida occhiata nel buio, quasi a trattenere il respiro prima di scivolare nell'acqua e scomparire. È così che Nostra Signora dei Fiumi è tornata ad affacciarsi in territorio altoatesino a quasi sessant'anni dalla scomparsa. L'ultima presenza documentata infatti è un abbattimento avvenuto nel 1958 a Longega, in Val Badia.

La lontra catturata dalla fototrappola di Davide Righetti in una sequenza di pochi secondi - emozionante e di straordinario valore scientifico – è invece in ottima salute e racconta una storia nuova, quella del ritorno nei fiumi del Trentino-Alto Adige di uno degli animali più affascinanti e minacciati della fauna europea.

Dopo quel fatidico 1958, quanti nel corso degli anni si erano messi a più riprese sulle tracce di questo grande mustelide (parente stretto di faine, donnole ed ermellini, tanto per capirci), alla fine avevano dovuto sempre alzare bandiera bianca. La lontra di carne e di pelo era diventata un fantasma inafferrabile.

Chi la cercava restava sospeso in un limbo di incertezza: poche segnalazioni, sempre più nebulose, rarefatte e inattendibili per lo più dal versante occidentale della provincia, nessun riscontro davvero certo in termini di impronte, resti di pasto, marcature olfattive. Probabilmente l'avevamo già persa eppure erano in molti a restare aggrappati alla sostanza sottile e sfuggente di questa “lontra delle tracce”, sempre più simile alle chimere o agli angeli.

A porre fine a tutte le illusioni è stata nel biennio 1984-85 una ricerca del Gruppo Lontra del Wwf Italia in collaborazione con l'Otter Specialist Group dell'Iucn, l'Unione internazionale per la Conservazione della Natura. Dopo aver battuto palmo a palmo decine di chilometri di fiume in tutta la provincia, il verdetto: estinta. Esattamente come in Trentino.

Quella storica ricerca, condotta con la stessa metodologia a livello nazionale, fu uno shock. La lontra era scomparsa da tutto l'arco alpino e sopravviveva nel Sud Italia con meno di cento esemplari. Amen. Da allora silenzio. Eppure. Eppure - come sta accadendo con lupo, lince e orso - da qualche parte, sull'arco alpino, la lontra ricominciava a nuotare, nell'ombra. E a riguadagnare chilometri. In silenzio.

A fare il punto della situazione è Davide Righetti, il tecnico faunistico bolzanino autore di quella straordinaria sequenza video “rubata” con la fototrappola, il ricercatore a cui la Ripartizione Tutela Ambiente e Paesaggio della Provincia e il Wwf Alto Adige hanno affidato nel maggio del 2010 un piano di monitoraggio pluriennale.

«Tutto è iniziato nel 2008 – spiega Righetti, che collabora anche con l'Ufficio Caccia e Pesca e il Museo di Scienze Naturali di Bolzano – con una segnalazione che ci è arrivata da Andreas Gasser, il ricercatore che studia la specie in territorio austriaco. La lontra era ormai a ridosso dei confini altoatesini, e dunque la situazione era in piena evoluzione e occorreva darsi da fare». Da allora sono passati quattro anni, e il quadro oggi è abbastanza chiaro.

La sintesi è ancora di Righetti: «La lontra è stabilmente presente nel settore nordorientale della provincia con almeno un esemplare, verosimilmente un maschio adulto, ma gli animali potrebbero essere anche di più. Quello che vorremmo fare adesso è estendere il raggio della ricerca, per capire se la specie è in espansione». E che la situazione sia in evoluzione anche altrove sull’arco alpino per quanto molto lentamente, in modo irregolare e con segnalazioni puntiformi – talvolta di difficile interpretazione, quanto alla provenienza - lo dimostrano anche il ritrovamento di una lontra morta nell'agosto scorso in Valtellina e le segnalazioni che sono arrivate negli ultimi anni dalla Valle dell'Inn, dalla Zillertal e dalla Svizzera. Va chiarito però che si parla sempre di numeri piccolissimi e che quindi il trend positivo, se di trend positivo si può parlare, va inserito in un quadro generale di estrema fragilità.

«Su una popolazione austriaca stimata in 7-800 esemplari – spiega Righetti che, per competenza e passione, in Alto Adige è diventato ormai l'Uomo delle lontre- – quella che gravita sull'arco alpino è appena di una cinquantina di animali. In Italia invece si parla di una popolazione di poco superiore ai 200 esemplari, concentrati con poche eccezioni nelle regioni centro-meridionali. Una situazione certamente migliore di quella del 1985, ma ancora ad altissimo rischio».

Sperando che l'Alto Adige faccia la sua parte e che Nostra Signora dei Fiumi trovi un'accoglienza migliore rispetto a quella che è stata riservata all'orso, evidenziando troppo spesso i limiti di una gestione faunistica piegata agli interessi degli agricoltori e di una cultura venatoria che fatica a modernizzarsi.













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