Un ricercatore rivano firma sulla rivista Science

Luciano Marcon, 29 anni, è specializzato in bioinformatica: sulla rivista Usa si è occupato di polidattilia, la formazione di un eccesso di dita su mani e piedi


di Matteo Cassol


RIVA. Luciano Marcon, ventinovenne ricercatore rivano, ha pubblicato come primo cofirmatario un articolo sulla prestigiosa rivista americana Science: il pezzo, giunto a conclusione del lavoro svolto dal giovane assieme al suo team in Spagna, spiega i meccanismi di una delle anomalie più comuni fra gli essere umani, la polidattilia, ossia la formazione di un eccesso di dita su mani o piedi, facendo inoltre luce sui meccanismi evolutivi che permisero ai vertebrati d'acqua di modificare i loro arti per adattarsi alla vita sulla terra.

La pubblicazione sull'autorevole magazine specialistico (intitolata "Hox genes regulate digit patterning by controlling the wavelength of a Turing-type mechanism", ossia "I geni Hox regolano la formazione delle dita controllando la lunghezza d'onda di un meccanismo di tipo Turing") per molti costituisce già un traguardo difficilmente raggiungibile, mentre per Luciano - che può essere annoverato nella categoria dei "cervelli in fuga" - non rappresenta che una tappa intermedia di una carriera ancora tutta in divenire: «La prima opportunità di andare all'estero - racconta - arrivò durante la laurea specialistica in bioinformatica presso l'università di Trento, quando assieme ad altri due studenti ebbi la possibilità di frequentare per un anno l'università di Edimburgo all'interno del programma di doppia laurea Eumi (European Master in Informatics). Il master in Scozia fu la svolta: scoprii con piacere che il modello educativo anglosassone era molto più orientato alla pratica rispetto a quello italiano e, entusiasta delle nuove competenze biologiche, partecipai a un concorso per fare un dottorato al Crg (Centro di Regolazione Genomica) a Barcellona; mi pagarono volo e alloggio per sostenere un colloquio e in pochi mesi mi laureai, mi lasciai alle spalle la pioggia scozzese e partii alla volta della Catalogna. Dal lato prettamente economico ricevetti molto aiuto anche dal fondo Trentino Università, che durante i primi due anni mi diede un contributo per pagare il carissimo affitto di Barcellona».

Inizio così l'avventura del dottorato nel gruppo di ricerca di James Sharpe, che studia lo sviluppo degli arti negli embrioni: «Il nostro - spiega Marcon - è un tipico esempio di laboratorio di biologia dei sistemi: metà laboratorio esegue esperimenti su topi e l'altra metà sviluppa strumenti computazionali, dopodiché, insieme, si formulano teorie e si analizzano i dati. Recentemente, in collaborazione con il laboratorio di Marian Ros dell’università di Santander in Cantabria, abbiamo fatto una scoperta sensazionale: abbiamo visto che nei topi (e con grande probabilità in tutti i vertebrati) alcuni geni controllano il numero di dita che sono formate. La cosa sorprendente è che rimuovendo tali geni il numero di dita aumenta rapidamente fino a un massimo di 14 in un solo arto. Il tutto sembra confermare una delle teorie formulata dall'inglese Alan Turing, più conosciuto come il fondatore della computer science, che nei primi anni '50 teorizzò un meccanismo responsabile della formazione di strutture periodiche negli embrioni».

I programmi per il futuro sono di continuare sul campo: «La voglia di tornare a fare ricerca in Italia c'è, magari in Trentino, sperando che il futuro governo non tagli completamente i finanziamenti. Comunque credo che il prossimo passo sarà un'altra esperienza all'estero, probabilmente - conclude - un postdottorato in Germania».

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