Ultimatum del Patt: «Ora le primarie»
Upt nel mirino. Rossi: «Pacher ha detto no, stucchevole insistere. Basta giochetti». Panizza: «Aspettare è da irresponsabili»
TRENTO. Sale la tensione nel centrosinistra autonomista, bloccato sulla scelta del candidato alla presidenza. Domani doveva essere la giornata decisiva, con un vertice di coalizione annunciato una settimana fa per decidere se c’è un candidato unitario su cui tutte le forze sono pronte a convergere o se - in alternativa - organizzare le primarie il 16 o il 23 giugno. Ma l’incontro - che pure è stato convocato dal presidente del Pd Roberto Pinter - quasi sicuramente si chiuderà con un nulla di fatto. L’Upt prende ancora tempo e rilancia sul nome di Alberto Pacher (nonostante i ripetuti no dell’interessato), mossa questa che mette in difficoltà per primo il Pd. Una tattica che sta facendo infuriare il Patt, in particolare l’assessore Ugo Rossi, candidato da un anno che ora scalpita per correre alle primarie, consapevole che da un confronto aperto di fronte agli elettori non avrebbe che da guadagnare.
Gli autonomisti ieri hanno convocato una conferenza stampa per lanciare quello che hanno chiamato «un ultimo appello agli alleati». «Questo continuo tergiversare ci preoccupa - ha detto Rossi - i cittadini si aspettano chiarezza e trasparenza, non giochetti e sotterfugi. È tempo di mettere le carte sul tavolo e di scegliere in maniera serena». Rispetto alla candidatura di Pacher, l’assessore è netto: «Con lui ho parlato a quattr’occhi, è il mio presidente e mi ha detto che non è disponibile. Mi sembra stucchevole andare avanti in questa direzione». Quindi, è il ragionamento, si guardi avanti e «si cerchi un nome nuovo», incalza il segretario Panizza.
«In tutti e tre i partiti (Pd, Upt e Patt, ndr) - osserva Rossi - ci sono persone naturalmente coalizionali, con competenze, esperienza amministrativa ed energie giuste per fare il coordinatore della coalizione. Alcuni dei nomi che sono stati fatti hanno queste caratteristiche, compreso il nome del sottoscritto. Noi diciamo che la soluzione migliore è che si possano confrontare davanti ai cittadini nelle primarie». Rivendica al Patt di aver fatto un percorso «trasparente e per quel che mi riguarda anche rischioso». «Non abbiamo la pretesa di dettare noi la scelta, ma chiediamo agli alleati di decidere». «La mia candidatura - conclude - è lì da un anno, umile ma ferma. Gli altri i nomi non li hanno fatti in modo trasparente, questo è il problema».
«Aspettare è da irresponsabili», avverte Panizza, «i nomi sul tappeto sono di assoluta garanzia». «Oggi siamo in un’emergenza economica, non siamo in un’emergenza politica e chi vuole farlo credere (leggi Upt, ndr) lo fa per prendere tempo. La coalizione è solida, si è avviato un percorso sul programma, non c’è ragione per ricorrere a soluzioni di emergenza. Prendiamo atto del no di Pacher e se non si trova la convergenza su un candidato, si avvii il percorso per le primarie, che non devono fare paura. I problemi e le differenze vanno affrontati, non evitati. Se a Pergine andiamo divisi - stuzzica Panizza - è proprio perché l’Upt ha ritirato la disponibilità alle primarie, altrimenti avremo un candidato unitario. Per noi lunedì (domani per chi legge) si deve decidere, come avevamo deciso una settimana fa, altrimenti per le primarie non c’è più tempo».
Primarie, appunto. Per Rossi la modalità più seria sono «quelle a turno unico, dove ogni partito offre i suoi gioielli coalizionali, il Patt lo farà nella sua assemblea di domenica prossima». E per mettere bene in chiaro il concetto aggiunge: «Le primarie si facciano chiunque sia in campo, anche Pacher. Non esistono predestinati». E no secco a eventuali candidati esterni della società civile, che pure in queste settimane sono circolati: «I papi neri rompono la coalizione, «che fin qui ha vissuto senza e oggi ha la capacità di trovare chi la guida. Non ci sono monarchie e principati, si tratta di scegliere il coordinatore della squadra. E comunque la coalizione deve saper stare assieme non solo perché c’è qualcuno che la guida, così come il collante non può essere solo il riconoscersi in ciò che si è fatto. Oggi dobbiamo guardare avanti».
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