Trento, la storia di Marco: "Barbone tossico a 17 anni"
Un minorenne racconta come si vive tra droga e fame sulle panchine. Anche a Trento
TRENTO. “Barbone” a 17 anni. Per colpa dell’eroina. Marco (il nome è fittizio) ci aspetta in piazza Dante, su una panchina sotto il Dante liberato dai sacchi. Qui lui ci passa le giornate, a cercare la droga e a mendicare qualche euro dai passanti che arrivano dalla stazione.
Un barbone con la faccia pulita. A vederlo, sembra uno studente normale, come tanti altri: capelli corti, piercing al labbro e anello dilatatore al lobo dell’orecchio, giubbotto Woolrich verde militare («tarocco», dice) sopra una felpa nera di cui spunta il cappuccio, jeans larghi a vita bassa, scarpe da ginnastica slacciate da skater.
“Sembra” normale, ma la voce è bassa, la faccia stanca e priva di espressività, il sole tiepido di questo pomeriggio pare dargli fastidio. Con lui c’è la sua ragazza, 22 anni, di Levico. Una bella ragazza, capelli lunghi tinti di rosso, abbigliamento simile al suo, piercing al sopracciglio. Il suo viso è più sereno, lo guarda con aria protettiva. Si sono conosciuti in piazza Dante e abitano assieme in uno scantinato.
Lui attacca a parlare.
«Sono finito per strada a novembre. Abitavo con mio papà da quando i miei hanno divorziato, 8-9 anni fa».
Perché sulla strada?
Sono successi un po’ di casini. E’ stata cacciata di casa prima lei (guarda la morosa, ndr), che è venuta a vivere da noi. Poi abbiamo litigato con mio papà, che ci ha buttato fuori tutti e due.
E poi?
Siamo andati al Punto d’incontro perché volevamo mangiare e lavarci. Il primo pasto ce l’hanno fatto fare....
E la doccia?
La doccia no.
Come mai?
Serviva la tessera. Io ho chiesto di farla, ma mi hanno detto che essendo minorenne avrei dovuto chiamare la mia assistente sociale.
Ne hai una?
Sì, del Sert. La sto cercando ma non riesco a contattarla. Io intanto non posso né mangiare, né lavarmi. Per 15 giorni ancora: compio gli anni il 27 febbraio.
Allora dove andate?
A mangiare la sera dai frati. Per lavarci ci arrangiamo in qualche modo, chiedendo ospitalità ad amici...
E a dormire?
Eh, dormire... noi dormiamo in uno scantinato in zona ospedale. Non posso andare neanche al dormitorio finché sono minorenne.
E per cambiarvi i vestiti come fate?
Ne ho alcuni che ho portato via da casa e che mi faccio lavare da qualche amico.
Come sei finito in questa situazione? Per la droga?
Sì. Ma a marzo inizierò una terapia seria, con il metadone, e lì la droga la eliminerò completamente.
Tua madre non poteva ospitarvi a casa sua?
No, ci ha tenuti 2-3 giorni, ma non può: l’appartamento è piccolo e c’è già lì mia sorella di 12 anni...
In attesa del metadone, ti fai?
Prendo il suboxone: un altro tipo di terapia, che però non mi fa star bene.
Quando hai iniziato a drogarti?
Fumandola due anni e mezzo fa. Ma la faccio in vena da 6-7 mesi.
Sempre eroina?
Sì.
Anche all’inizio?
Sì, sì...
Chi ti ha passato le prime dosi?
Così... c’era il giro di amici che la usavano e per provare ho iniziato anch’io.
Non sei riuscito ad uscirne più?
No.
Dove la trovi?
Qui in piazza Dante e in giro...
Chi la vende?
Tunisini, marocchini, nordafricani in genere.
Si avvicina la sua ragazza.
Mi dai una sigaretta? Lui gliene dà una e vorrebbe offrirla anche a noi. Iniziamo a parlare con lei.
Da quanto vi conoscete?
Da novembre siamo insieme, ci conosciamo fai da ottobre...
Dove vi siete incontrati?
Lui: In piazza...
Lei: Qua (sorride imbarazzata)... bel posto eh?
Tu perché ci venivi?
Per comprare la droga, come lui.
Cosa?
L’eroina.
Come ci sei finita dentro?
Amici... ci si trovava a casa. Io ero in un brutto periodo, avevo lasciato l’università. Me l’hanno fatta provare, 2 anni fa, e ho continuato.
Cosa studiavi?
Scienze politiche a Bologna. Ma non avevo più voglia di continuare...
Prendi ancora la roba?
Adesso no. Con la terapia (lei il metadone lo prende già, ndr) cerco di stare calma. Tanto mi copre.
Per quanto tempo sei stata all’università?
Tre mesi... Peccato, tornassi indietro...
Cambieresti?
Sì, tornerei a studiare. Se penso che a questo punto potrei essere non dico laureata, ma al terzo anno... E non sarei entrata in questo giro.
Hai solo 22 anni. C’è ancora la possibilità di riprendere a studiare.
Quello sì, però ho perso qualche anno a fare cazzate. E tirarsi fuori sarà dura.
Ci hai provato?
Sì, sono stata anche sette mesi senza, sono tornata dai miei. Però sono ricaduta.
Tu puoi mangiare e a lavarti nei dormitori...
Sì, sono maggiorenne e posso fare la tessera.
Però dormi dove sta lui.
Sì (sorride affettuosa). Io non lo lascio solo. Non chiedo la casa Itea, so che c’è una fila interminabile. Ma una stanza popolare... Un lavoro in queste condizioni è difficile trovarlo: sei stanco, poco pulito. Se ci dessero una camera potremmo metterci in riga.
Passano i carri di Carnevale. I ragazzi li guardano interessati.
Lei: Ma danno anche da mangiare in piazza? Dobbiamo approfittare.
Qualcuno vi dà soldi?
Lui: Dobbiamo “scollettare” in stazione: un euro, due...
Chiediamo a lei della sua famiglia.
Di parenti ne hai?
Sì, genitori e due sorelle: 18 e 16 anni. Quando ho ripreso a drogarmi mi hanno detto: o vai in comunità o fuori. Posso capirli: non è facile avere a casa uno che si fa.
Lui: Un tossico