Il restauro

Trento, la cattedrale svelata: domani si terrà la messa inaugurale

Domani, sabato 10 dicembre, alle 13.30 le porte del duomo di Trento si apriranno e, per la prima volta in dieci anni, non vi saranno i ponteggi interni. Alle 15 la cerimonia religiosa dedicata alla bellezza ritrovata. La messa sarà in diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi e in TV su Telepace Trento


Claudio Libera


TRENTO. A dieci anni dall’inizio della progettazione ed a più di cinque anni dall’avvio ufficiale dei lavori, è terminato, nel pieno rispetto dei tempi previsti, il restauro interno della cattedrale di Trento, dedicata a san Vigilio.

Chiusa da fine ottobre per consentire lo smontaggio dei ponteggi, la cattedrale sarà “svelata”, in tutta la sua ritrovata bellezza, nel pomeriggio di domani, sabato 10 dicembre. Alle 13.30 l’apertura delle porte, seguita alle 15 dalla solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo trentino di Perugia Città della Pieve.

Durante la funzione vi sarà un atto di venerazione davanti all’affresco, riscoperto durante il restauro, raffigurante una “Madonna con Bambino” e collocato all’altezza della Porta dei Leoni: l’arcivescovo Lauro Tisi eleverà una preghiera di affidamento di tutta la Diocesi a Maria.

Il nuovo volto della cattedrale al termine del restauro è stato illustrato in un incontro con l’arcivescovo Lauro Tisi, Franco Marzatico, Soprintendente per i Beni Culturali della Provincia, Elisabetta Bozzarelli, assessora alla cultura del Comune, monsignor Lodovico Maule, decano del Capitolo della cattedrale ed i maggiori curatori dei lavori, l’ingegner Edoardo Iob (responsabile del cantiere) e l’architetto Ivo Bonapace (direttore dei lavori).

Alla Messa (in diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi e in TV su Telepace Trento) sono invitati i rappresentanti di tutte le otto Zone pastorali con i rispettivi vicari e i membri del Consiglio pastorale diocesano. La liturgia sarà animata dai cori parrocchiali della Zona Alto Garda e Valle dei Laghi. 

«Se oggi siamo qui - ha detto l’arcivescovo Lauro - è per merito anzitutto del mio predecessore monsignor Luigi Bressan del quale io ho semplicemente raccolto la fatica e l’impegno. In questi dieci anni abbiamo fatto esperienza di come dalla collaborazione possano uscire risultati straordinari».

La collaborazione menzionata dall’Arcivescovo è in particolare quella tra Arcidiocesi e Provincia «intervenuta - ricorda don Lauro - con un finanziamento straordinario che si giustifica perché la cattedrale non è solo un bene dei credenti ma appartiene alla storia e alla cultura della città e del Trentino. Il duomo è realtà viva che dovremo continuare a custodire. Il risultato del restauro va al di là di ogni attesa: vedendo la tanta luce che ora abita le navate c’è l’auspicio che la riapertura suoni come ripartenza post-pandemia per le nostre comunità».

«Sono contento che l’inaugurazione coincida con l’arrivo a Trento, per la prima volta da vescovo, di don Ivan, vedendolo come un momento di inizio di un nuovo modo di sentirsi Chiesa - sottolinea Tisi - una Chiesa chiamata ad essere, in questi tempi bui, prigioniera della speranza, anziché terreno del lamento. La cattedrale ha come riferimento Gesù Cristo e per questo mondo occidentale chiuso nella barbarie del narcisismo, è una provocazione a riscoprire la via del dialogo, della collaborazione e dell’incontro. A tutti coloro che hanno curato il restauro, dal primo all’ultimo, va il mio grazie».

Nel portare il saluto del presidente della Provincia Maurizio Fugatti e dell’assessore alla cultura Mirko Bisesti, il Soprintendente Franco Marzatico ha evidenziato «i rapporti strettissimi esistenti con Arcidiocesi perché abbiamo di fronte, la responsabilità di consegnare alle generazioni future le grandi bellezze del nostro territorio e il duomo rappresenta la massima eccellenza. Il bene culturale è l’elemento attorno al quale si possono catalizzare le attenzioni anche per favorire il senso di appartenenza, la coesione sociale ma anche ricadute in termini turistici ed economici. I risultati in cattedrale sono entusiasmanti per le scoperte artistiche e per l’esito complessivo del restauro che resta un’operazione delicatissima, condotta in modo mirabile».

L’assessora Elisabetta Bozzarelli ha fatto notare come Trento si ritrovi con un «nuovo patrimonio dove colpiscono in particolare altezza e profondità. Abbiamo un gioiello splendidamente riqualificato, con questa nuova luce: alla città spetta farne tesoro, per viverlo insieme e per ritrovarsi attorno a quei valori che sono nell’animo di ogni essere umano e possono infondere fiducia e speranza collettiva».

Per il decano del Capitolo monsignor Lodovico Maule la cattedrale è una «organismo vivente, la custodia della nostra storia, a partire dalle reliquie del vescovo Vigilio e dei Martiri d’Anaunia. Ritroviamo una macchina del tempo che ci appare come nessuno l’aveva mai vista, una casa abitata dove troviamo le tracce della vita e della presenza di chi ci ha preceduti. Credenti e non credenti devono essere grati a coloro che hanno lavorato con impegno, genialità e cura per restituirci questo tesoro prezioso e poterlo a nostra volta trasmettere a chi verrà dopo di noi».

Il lungo cammino del restauro

Preceduto dal restauro esterno dei primi anni Duemila, il restauro interno - progettato a partire dal 2010 e autorizzato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia nel 2014 - prendeva le mosse nel 2017 nella navata laterale nord; la seconda parte dell’intervento (dal luglio 2019 a giugno 2021) ha riguardato la navata centrale ed una parte della navata sud, mentre da luglio 2021 ad oggi ha interessato il transetto, il tiburio e la zona absidale, completamente preclusa a fedeli e visitatori.

Gli interventi di restauro e consolidamento strutturale della cattedrale - descritti dall’ingegner Edoardo Iob e dall’architetto Ivo Bonapace - sono stati realizzati interamente dalla ditta Lares di Venezia. Per l’allestimento dei cantieri dei tre lotti, si è reso necessario installare oltre 21 mila metri cubi di ponteggio (quattromila per la navata nord, ottomila per la navata centrale e oltre novemila per i transetti, l’abside e il tiburio).

Le imponenti strutture provvisionali hanno consentito di raggiunge e restaurare tutti i paramenti lapidei e le superfici voltate della navata centrale sino a 25 metri di altezza e del tiburio fino alla sommità di 32 metri di altezza. L’intervento di restauro ha interessato oltre seimila metri quadrati di superficie ed è stato eseguito con le più avanzate metodologie d’intervento al fine di garantire il consolidamento, la conservazione e il rispetto delle coperture presenti (ad esempio con impacchi temporizzati con acqua deionizzata e soluzioni di carbonato di ammonio).

Con le opere di restauro dell’apparato lapideo, sono state eseguite importanti opere di consolidamento strutturale e di miglioramento sismico della fabbrica con estesi interventi di iniezione di malte nelle murature e nei piloni, consolidamenti con barre in acciaio (impiegati circa 4 chilometri di barre in acciaio inox di vari diametri) e funi. L’intervento di consolidamento strutturale è stato completato dall’installazione di un articolato sistema di monitoraggio strutturale dotato di strumentazione di alta precisione.

Nel corso dei lavori sono stati restaurati complessivamente circa 200 metri quadrati di superfici affrescate, di cui la metà collocate nei transetti nord e sud con ben 24 preziosissimi dipinti del XIII e XIV secolo per oltre cento metri quadrati di estensione complessiva. Tra le opere spicca la citata “Madonna in trono con Bambino e Santi”, già svelata dall’arcivescovo Lauro nel giorno del patrono San Vigilio, il 26 giugno scorso.

L’opera d’arte, dai primi studi risalente al 1300, era quasi completamente celata, almeno dal 1893, dietro il monumento funebre del vescovo Bernardo Clesio, ora spostato nella posizione originaria, nella parete sud. Sulle superfici affrescate e in particolare sul ’“San Cristoforo” nel transetto sud sono stati rivenuti pigmenti che raramente si trovano su pitture murali, con una ricchezza di colori tipici di opere d’arte particolarmente preziose.

Non meno importanti, per quanto ancillari per estensione rispetto all’intervento principale, sono stati attuati gli interventi di restauro delle superfici vetrate, con l’importante Rosone della Fortuna, del coro ligneo settecentesco e dell’organo collocati nell’abside della cattedrale. Il coro ligneo e l’organo sono stati completamente smontati e restaurati nei laboratori della ditta Orsingher di Trento e della ditta Mascioni Organi di Azzio (Varese).

Il restauro delle superfici vetrate è stato affidato alla ditta Arte Poli di Verona ed è stato attuato in parte presso i loro laboratori ed in parte in cattedrale. Per la sua progettazione ed attuazione l’intervento di restauro ha richiesto complessivamente circa 10 anni di attività, nel corso dei quali sono state sviluppate oltre 100 mila ore di lavoro, a cura di oltre 100 operatori tra progettisti, restauratori e tecnici di varie aree e competenze specialistiche.

L’importo complessivo dei lavori è pari a 8.530.000 euro di cui 2.750.000 euro per interventi di consolidamento strutturale e miglioramento sismico e per interventi accessori di completamento. La Provincia Autonoma di Trento interviene con un contributo pari al 75% del totale dei costi, per il resto a carico dell’Arcidiocesi di Trento e del Capitolo della Cattedrale. 













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