Trentino, scoperti in Vallarsa gli antenati dei dinosauri

Tracce fossili di rettili risalenti a 240 milioni di anni fa. Le forme fanno pensare a specie mai rintracciate prima


Maddalena di Tolla


ROVERETO. Sul fianco meridionale della Val Gerlano in alta Vallarsa, a monte degli abitati di Specheri e Ometto, i geologi del Museo di scienze naturali di Trento hanno fatto un’entusiasmante scoperta: rossastre lastre di roccia sulle quali hanno riconosciuto circa 200 orme fossili di rettili risalenti a 240 milioni di anni fa, prima dei dinosauri ai Lavini. Le nuove orme appartengono a quattro differenti animali, antenati di lucertole, coccodrilli e dinosauri.
 «La scoperta - ha spiegato Marco Avanzini, geologo e coordinatore del gruppo di lavoro - è di rilievo scientifico. Queste sono le prime orme di rettili immediatamente precedenti la comparsa dei dinosauri trovate in Trentino. Alcune hanno una forma unica, questo ci fa pensare a specie nuove. Questo ritrovamento aggiunge importanti dati, che ci permetteranno di ricostruire gli antichi ambienti dell’Italia settentrionale e di studiare le relazioni tra gli stessi».
 I ricercatori sperano ora di continuare le ricerche, «per cercare le relazioni tra rocce e fossili trovati in varie parti del mondo - racconta Avanzini - e comprendere la prima fase dell’evoluzione dei rettili che sarebbero diventati dinosauri e la loro radiazione (dispersione) di grande successo».
 Nel Triassico gli strati rocciosi delle orme erano parte di una costa sabbiosa. Gli autori delle orme erano animali di piccole dimensioni, qaudrupedi, plantigradi e semi-plantigradi. Le tracce più numerose sono di animali simili a lucertole o meglio alle attuali iguane, lunghi fino a 70 centimetri. Abbondanti sono poi le orme di rettili simili a dinosauri (in miniatura) del peso di 800 grammi e lunghi 30 centimetri. Infine ci sono orme di animali di aspetto simile a piccoli coccodrilli, lunghi circa un metro.
 Il ritrovamento è stato possibile perchè l’erosione dei torrenti che incidono il fianco della valle ha portato allo scoperto per circa due chilometri di ampiezza, in quattro siti, le rocce con le orme. I geologi pensano che molte altre rocce segnate possano trovarsi coperte dalla vegetazione o dalle stratificazioni rocciose.
 L’indagine paleontologica è stata condotta nell’ambito del progetto di ricerca Openloc, finanziato dal Servizio ricerca della Provincia, coordinato da Geremia Gios, del dipartimento di economia dell’università e sindaco di Vallarsa. L’obiettivo di Openloc è individuare e misurare il ruolo del capitale naturale e sociale dei territori. In questo caso si tratta di capire come valorizzare il sito, come farlo conoscere alla popolazione e ai visitatori e come ricavarne un vantaggio economico locale. Insomma, si deve capire come le orme vecchie di milioni di anni possano rivitalizzare l’economia di un territorio periferico come la Vallarsa.
 Alla ricerca hanno preso parte sei giovani geologi del Museo di Trento: Massimo Bernardi, Christian Casarotto, Paolo Ferretti, Fabio Petti, Rossana Todesco e Riccardo Tomasoni. Al loro fianco anche alcuni studenti.
 Le lastre rossastre e le preziose orme attendono ora di essere ammirate e valorizzate. Sabato alle 20.30 a Parrocchia di Vallarsa la presentazione alla popolazione













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