Trasporti e bollette, corsa senza fine
Ianeselli (Cgil): il Trentino deve tornare a crescere
TRENTO. Che cosa condiziona sempre più i bilanci delle famiglie trentine? Gli ultimi dati del Servizio statistica della Provincia parlano chiaro: al primo posto di una virtuale classifica degli aumenti, ormai da anni, è la voce "trasporti", e tutti sappiamo quanto un pieno di benzina costi ogni volta di più. Il bollettino di settembre dei prezzi indica una variazione percentuale annua del 6%. Poi, e pure non è una sorpresa, la casa: non solo acquistarla o prenderla in affitto, ma anche mantenerla, dunque le bollette (acqua, gas, elettricità). Qui il Servizio statistica fissa invece al 3,6 la percentuale annua di aumento dei costi.
Sembra invece avere frenato la corsa delle spese per l'istruzione, da anni in continuo aumento: rispetto all'agosto del 2000, infatti, si registra una inversione di tendenza con un -1,1%. Sono cifre che il sindacato continua a tenere sotto controllo, soprattutto in queste settimane in cui per l'Italia si paventa un rischio default. «Il problema è che per tutti gli anni '80 il Paese ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità continuando a indebitarsi - afferma Franco Ianeselli, della segretaria della Cgil del Trentino - dagli anni '90 in poi si è avviato un percorso di rientro dal debito che si sta rivelando difficilissimo. In questo quadro drammatico va anche sottolineato che se i redditi dei lavoratori dipendenti stanno conoscendo da tempo la stagnazione, quelli degli autonomi hanno invece fatto registrare un aumento della capacità d'acquisto, prima dell'avvento dell'euro ma anche successivamente».
Il quadro, aggiunge Ianeselli, è reso ancora più complicato dal fatto che l'Italia è il Paese europeo che in Europa è cresciuto meno: 19 punti di Pil negli ultimi 15 anni, contro i 40 ad esempio della Svezia (ma anche degli Stati Uniti). «Senza crescita è più difficile redistribuire il reddito - afferma - in più è accaduto che le contraddizioni del nostro sistema di welfare sono state scaricate solo sui giovani, che per giunta devono scontare i costi della flessibilità». E se qui il disagio e la disuguaglianza sociali sono certamente meno pesanti che nel resto d'Italia, «il tema della crescita e dell'occupazione giovanile sono una partita aperta anche a livello locale - conclude Ianeselli - perché è vero che il Trentino è cresciuto più della media del paese, ma non abbastanza per affrontare la crisi con serenità».