Terrorismo islamico: quattro condanne
Sei anni per Nauroz considerato il capo e 4 anni per gli altri tre: decisa anche l’espulsioni per tutti una volta espiata la pena
TRENTO. Sei anni per Abdul Rahman Nauroz, 4 anni per Eldin Hodza, Abdula Salih Ali e Hasan Saman Jalal. Così ha deciso il gip Marco La Ganga per i quattro curdo bolzanini a processo per associazione con finalità di terrorismo con l'aggravante del carattere della transnazionalità. Una condanna in abbreviato che ha accolto in pieno le richieste dell’accusa (a seguire l’inchiesta dei Ros il procuratore capo Amato assieme ai sostituti Ognibene e Profiti) e che predeve anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Nauroz (considerato il capo, il riferimento a Merano e in Italia del gruppo e che sarà trasferito in un carcere di massima sicurezza sardo) e per «soli» cinque anni per gli altri tre. Prevista nel dispositivo anche l’espulsione dei quattro una volta espiata la pena e saranno pure revocati tutti gli aiuti (come il sussidio e la casa) pubblici. Una decisione dura contro la quale la difesa annuncia già appello. «Noi avevamo chiesto l’assoluzione - spiega l’assoluzione - oppure di considerare come reato quello di “apologia, del Califfato” in questo caso». I quattro imputati nella precedente udienze non avevano negato il contenuto delle loro conversazioni telefoniche intercettate i carabinieri del Ros, ma avevano parlato genericamente di parole e frasi buttate lì «pour parler», mentre uno le aveva definite come scherzose.
L’indagine dei Ros riguardava un gruppo composto da 17 persone che, secondo l’accusa, si sarebbe «associato in una struttura transnazionale, confessionale, radicale e fondamentalista chiamata «Rawti Shax» o «Didi Nwe» («il nuovo corso» o «verso la montagna») con la finalità di terrorismo internazionale e con l'obiettivo finale di rovesciare il governo del Kurdistan per sostituirlo con uno stato teocratico fondato sull'applicazione della sharia islamica». Il tutto con il mullah Krekar (in carcere in Norvegia) come punto di riferimento e di «ispirazione». In questo gruppo di spicco sarebbe stata la posizione di Nauroz che sarebbe stato il referente dell'organizzazione in Italia e dedito in particolare al reclutamento di nuovi adepti e poi organizzando delle lezioni nella sua casa di Merano. Abdula Salih, invece, si sarebbe impegnato come insegnante sulla chat room. Hasan Saman Jalal sarebbe stato invece reclutato da Nauroz e sotto la guida di questo avrebbe «subito un processo di radicalizzazione». Infine Hodza Eldin che avrebbe partecipato «in Siria ad operazioni terroristiche» e rientrato in Europa avrebbe svolto «opera di proselitismo. Per otto dei 17 la gip Miori aveva deciso l’archiviazione e gli altri cinque (che si trovano all’estero) sono stati scarcerati e sono in attesa del processo.
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