Tempesta in aula contro le quote rosa: 1.500 emendamenti
Nuovo muro contro muro dopo il caso del ddl antiomofobia La presidente del consiglio Avanzo: «Sarà una lunga seduta»
TRENTO. Dopo il rinvio “forzato” a luglio del ddl contro l’omofobia, si profila un nuovo muro contro muro sulle quote rosa, già “bocciate” dal Consiglio delle autonomie. Gli emendamenti presentati in consiglio regionale hanno già raggiunto quota 1550, così distribuiti: 500 a firma della Civica Trentina, 700 del M5S, 180 di Bürger Union, 100 della Lega Nord, una trentina di Progetto Trentino e alcuni anche di Verdi, Patt e Pd.
Critiche e distinguo giungono quindi anche dai banchi della maggioranza. «Una tale mole di emendamenti lascia intendere che ci sia un intento ostruzionistico e comunque la volontà di mettere in discussione questa legge, che ha un solo articolo», afferma la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo. «Non so dire se ci sarà una trattativa: vedremo domani (oggi, ndr). Ho chiesto che siano affrontati in giornata i due disegni di legge importanti sulla fusione dei Comuni, perché altrimenti si andrebbe a marzo. Quello sulla parità sarà il secondo punto all’ordine del giorno. Immagino che sarà una seduta lunga, ma è impossibile sapere che ora si farà. Prima dell’inizio, ci sarà un collegio dei capigruppo per concordare come affrontare la giornata».
Fioccano intanto le prese di posizione: il Movimento 5 Stelle, per voce di Filippo Degasperi, dichiara che la proposta di legge, se approvata, punta a «vincolare la libertà di scelta dell'elettore trentino obbligandolo ad esprimere preferenze di genere diverso solo nei comuni della provincia di Trento. Si tratta di un atto coercitivo che pone su un piano di disparità le donne del Trentino e quelle dell'Alto Adige. Non si ritiene nemmeno corretto cambiare le regole a pochi mesi dalle elezioni amministrative». «La parità di genere - aggiunge Degasperi - si ottiene non limitando la libertà di scelta dell'elettore ma piuttosto tutelando il ruolo delle donne offrendo i servizi che oggi mancano (per esempio asili nido, politiche sociali, posti letto nelle Rsa, assistenza domiciliare agli anziani)».
La Lega Nord - fa sapere il segretario Maurizio Fugatti - intende «bloccare l’attuazione di questa insensata normativa dato che nel caso di applicazione l’elettore non potrà più scegliere secondo la propria volontà ma sarà obbligato, nel caso in cui indicasse più di una preferenza, a votare per il candidato di sesso opposto al primo, ovvero, nella maggior parte dei casi, per una donna».
Per il coordinatore giovani di Forza Italia Cristian Zanetti, la norma «vincola il voto dell’elettore» e «non rende più libera l’espressione delle preferenze, andando così a ledere un diritto del cittadino». «A questo punto - conclude - chiediamo perché non introdurre anche una quota giovani, visto che spesso questi ultimi risultano penalizzati pur avendo tutto il diritto di rappresentare la propria comunità e di partecipare alla vita politica». ©RIPRODUZIONE RISERVATA