Suicidi raddoppiati tra gli under 20
I dati allarmanti del Servizio di salute mentale nella giornata europea sulla depressione
TRENTO. Suicidi tra i giovani: è allarme. Secondo gli ultimi dati forniti dal servizio di salute mentale del capoluogo trentino, riferiti al 2010, la percentuale dei ragazzi al di sotto dei vent’anni che si sono tolti la vita, è quasi raddoppiata passando, nell’arco di tre anni, dall’1,9% al 2,8%.
“Un fenomeno in sensibile aumento – commenta Wilma Di Napoli, psichiatra dell’azienda provinciale dei servizi sanitari di Trento e referente Trentina per l'European Depression Association – Italia – che in parte ci spieghiamo con l’abuso crescente di sostanze stupefacenti, di alcol. Sostanze che creano dipendenza e rendono più deboli gli adolescenti falsando il loro percorso di crescita. Ci possono essere poi fattori sociali, come il desiderio di emulazione, fattori familiari, come i problemi di conflittualità e di pressione dovuti al vivere nella società odierna che porta avanti modelli di perfezione irraggiungibili. Situazioni che in un individuo psicologicamente fragile possono diventare deleterie”. Il numero di suicidi in Trentino è di due punti percentuali superiori alla media nazionale, l’8% contro il 6%: ogni anno complessivamente si tolgono la vita, 31 persone. Le zone maggiormente interessate dal fenomeno sono le valli: Val di Non, Vallagarina, Valle dell’Adige e Giudicarie: “In passato – prosegue Di Napoli - il tasso più alto era in Val di Sole, là è stato fatto un gran lavoro di sensibilizzazione e i numeri si sono ridotti. Tra i nostri obiettivi c’è la prevenzione, che si realizza anche con l’informare la popolazione, con lo spiegare che la depressione si può curare”.
Proprio grazie al lavoro di sensibilizzazione dei servizi di salute mentale e delle associazioni di volontariato del territorio, i numeri dei depressi invece è in lieve calo (dal 6% al 5,5%). “Almeno il 40% delle persone che si rivolge ai centri di salute mentale – continua la psichiatra - soffre di disturbi dell’umore. I numeri testimoniano che il lavoro dei servizi sta funzionando. Sempre più persone chiedono aiuto, consapevoli che la depressione è una patologia. Purtroppo però il numero di persone che nega di stare male e che ancora non sente l’esigenza di essere aiutata, anche attraverso l’espressione del disagio, è alto e questo spiega l’elevato tasso suicidario”. I campanelli d’allarme dell’inizio della malattia sono di vario tipo, vanno da mutamenti nelle abitudini di vita all’attenzione spasmodica verso il corpo. Di questo e di altro si parlerà da domani a Palazzo Geremia (ore 17) in occasione della Giornata europea sula depressione.(sil.sia)