il caso

Strega bruciata nel Settecento: chiesto nuovo processo

L'iniziativa del Comune di Brentonico per "rendere giustizia alla Toldina"



BRENTONICO. È morta 299 anni fa. Fu una delle ultime «streghe» uccise in Trentino. Decapitata e bruciata nel parco di Brentonico. Il suo soprannome era Toldina e aveva una sessantina d'anni. Oggi però il suo processo verrà rifatto. O almeno lo chiede il Comune di Brentonico, con una delibera che sarà presentata in consiglio comunale per riaprire il caso dinnanzi alla Corte d'appello di Trento.

Una delibera di maggioranza, delle liste civiche locali, per cui pare quindi scontata l'approvazione. A chiederlo, a quasi 300 anni di distanza, sono il sindaco di Brentonico, Christian Perenzoni, lista Civica Brentonico Viva (ex indipendente Pd) e l'assessore alla cultura Quinto Canali.

Hanno parlato di «un eccesso folcloristico attorno ai processi e all'uccisione delle cosiddette streghe» e del «desiderio di rendere giustizia e verità storica, dignità etica morale e civile alla condannata». Ciò stabilendo cosa accadde veramente il 14 marzo 1716, quando Toldina fu portata a Palù di Brentonico, dinnanzi al boia pagato 75 fiorini alemanni e decapitata, con intorno la gente del posto.

La delibera chiede la nomina del magistrato titolare dell'accusa e, nelle intenzioni dei richiedenti, il processo dovrebbe avvenire secondo il diritto dell'epoca, quello carolingio, con avvocati esperti in materia: un'azione provocatoria, per cui sindaco e assessore hanno incaricato uno storico, Carlo Andrea Postinger, di ricostruire i fatti.

È il 1700 e Toldina all'anagrafe era Maria Bertoletti Toldini, di Pilcante, frazione del comune di Ala. Rimasta vedova, si risposò con Andrea Toldini, sagrestano della chiesa di San Martino. Non ebbe figli e fu arrestata per stregoneria. Le imputarono eresia, sacrilegio, adulterio e sodomia. Ma furono determinanti soprattutto le accuse di infanticidi: un bimbo di 5 anni gettato in una pentola di formaggio fuso bollente e altri due di 2 e 3 anni.

Crimini compiuti da quando aveva appena 13 anni. Il suo processo fu laico e non ecclesiastico, visto che da poche settimane a Brentonico era giunto il Capitanato di giustizia, ma l'archivio cittadino andò perduto durante la guerra. Si sono salvati solo due documenti originali: manca l'accusa, ma ci sono la sentenza e la memoria difensiva dell'avvocato della Toldina, il notaio Giovanni Battista del Pozzo, che evidenziata l'insufficienza di prove.













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