Stipendi, dirigenti più ricchi dei politici

Dopo i tagli alle indennità (operativi con la nuova legislatura) i vertici della Provincia guadagneranno più dei consiglieri


di Chiara Bert e Luca Petermaier


TRENTO. Con un pizzico di presunzione potremmo anche dire che se le nuove buste paga dei consiglieri provinciali oggi non arrivano a 5.500 euro netti al mese (5.435 per la precisione, cifra congrua) un po’ di merito è anche del Trentino. E della campagna per la riduzione dei costi della politica che ha raccolto oltre 12 mila firme a sostegno, dando voce ai cittadini che - alla politica - hanno chiesto l’esempio di un sacrificio in prima persona. Il segnale è stato dato e a partire da questa legislatura i consiglieri provinciali avranno una busta paga netta di 1300 euro inferiore a quella percepita cinque anni fa.

I tagli alla politica, però, portano con sè anche una conseguenza forse non considerata a tavolino ma che si manifesta in tutta la sua chiarezza a chi conosce anche solo da lontano la complicata macchina burocratica della Provincia. E la conseguenza è che da oggi i dirigenti di Piazza Dante guadagneranno più dei loro “datori di lavoro”, o meglio di quelli che sono chiamati a fare le leggi che loro - i burocrati - poi applicheranno.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto vediamo cosa cambia per i neoeletti in piazza Dante. Nel 2008, all’inizio della scorsa legislatura, un consigliere provinciale guadagnava 6.780 euro netti al mese, ridotti di 290 euro con il mini-taglio scattato dal 1° gennaio 2012 (votato dal consiglio regionale). Considerato il blocco dell’adeguamento Istat in atto dal 2010, a fine legislatura, il netto in busta paga era di 5.950 euro.

Il taglio, a partire dal prossimo mese, sarà di 500 euro, quelli prodotti dalla riforma che porta il nome della presidente uscente del consiglio regionale Rosa Zelger Thaler: la nuova indennità sarà dunque di 5.435 euro, con una riduzione - rispetto al 2008 - di 1350 euro, quasi il 20% e che porterà i consiglieri trentini e altoatesini ad avere gli emolumenti più bassi d’Italia, meno dei 5.666 euro percepiti dai loro colleghi dell’Emilia Romagna. Se non ci fossero stati il taglio e il blocco della rivalutazione Istat(aumentato fino al 12% lo scorso dicembre), oggi guadagnerebbero 7.720 euro, ovvero 2.290 euro in più.

La vera novità della riforma Thaler riguarda la cancellazione della diaria, la parte esentasse che valeva 3.207 euro netti: da questa legislatura, oltre ai 5.435 euro base, i consiglieri avranno diritto fino a 750 euro al mese di rimborsi spese ma solo dietro rendicontazione. Un discorso a parte riguarda le indennità dei presidenti, della giunta e del consiglio. Il tetto, stabilito un anno fa dalla Conferenza delle Regioni, è di 13.800 euro lordi. Per quanto riguarda il presidente del consiglio, l’importo è stato già ridotto con una delibera che ha tagliato da 6.331 a 2.550 euro l’indennità aggiuntiva rispetto ai consiglieri. E così, dopo le riduzioni fatte nel corso della legislatura (tra cui i 1000 euro che Dorigatti si era autoridotto), la busta paga del presidente oggi è di circa 7 mila euro netti. Ridotte anche le indennità di tutto l’ufficio di presidenza, per un risparmio di circa 110 mila euro l’anno. Altrettanto dovrà fare ora la giunta provinciale per adeguare i propri emolumenti: oggi il presidente guadagna il 50% in più di un consigliere (gli assessori il 30%), circa 15.700 euro lordi.

Le novità della nuova legislatura toccano anche i fondi ai gruppi consiliari per iniziative istituzionali, di studio o comunicazione: nel 2008 ogni gruppo aveva a disposizione 1140 euro al mese più 720 euro per ogni consigliere, per una spesa (dato 2012) di 574 mila euro; ora avranno diritto a 5750 all’anno per ogni consigliere (totale 201 mila euro). Un taglio a cui si aggiunge anche l’eliminazione del fondo per studi e consulenze dei gruppi: nel 2012 valeva 150 mila euro l’anno, dimezzati nel 2013. E sempre restando in tema di gruppi, un’altra novità introdotta dal nuovo regolamento riguarda il personale: i gruppi potranno assumere (a tempo determinato e con regolare contratto) un assistente per consigliere, con il primo effetto che i gruppi monorappresentati scenderanno da 2 a 1 collaboratore.

Tra i tagli approvati nella scorsa legislatura e già scattati ci sono l’abolizione del tesserino gratuito per viaggiare sull’Autobrennero (dal 1° gennaio 2013) e la soppressione dei fondi riservati, del presidente della giunta provinciale (da 43 mila euro) e del presidente del consiglio (5 mila euro).

Ora, detto tutto questo, non si può certo dire che i consiglieri provinciali faranno la fame. Però - paradossalmente - si ritroveranno a guadagnare meno di coloro che sono istituzionalmente chiamati ad «eseguire i loro ordini» o - meno brutalmente - ad applicare le leggi. I vertici dell’amministrazione provinciale, si sa, guadagnano bene e la politica (Dellai prima, ma anche Rossi oggi) li ha sempre difesi: «Professionisti preparatissimi». Vedremo se la difesa d’ufficio continuerà anche ora che il rapporto tra le buste paga si è allargato (benché i dirigenti, va detto, non beneficiano ormai da anni dell’adeguamento Istat). Nel frattempo, guardando la tabella qui sopra, potete giudicare voi stessi come sono mutati gli equilibri tra gli stipendi dei politici e dei dirigenti. In qualche caso i nuovi rapporti sono macroscopicamente mutati: Paolo Spagni, ad esempio, guadagna ora più del presidente Rossi, mentre Dalmonego e Nicoletti prendono più degli assessori.













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