Sofia strappata alla famiglia dalla malaria
Una morte assurda, inspiegabile se non con un tragico, e madornale, errore. La morte di una bambina di 4 anni. Sofia Zago strappata ai genitori dalla malaria. Una malattia infettiva contratta in...
Una morte assurda, inspiegabile se non con un tragico, e madornale, errore. La morte di una bambina di 4 anni. Sofia Zago strappata ai genitori dalla malaria. Una malattia infettiva contratta in Italia. La bambina è morta il 4 di settembre dopo due ricoveri nel reparto di pediatria del Santa Chiara. Il primo a causa del diabete e il secondo per sintomi che in un primo momento non erano stati riconosciuti. Stava male e nessuno aveva pensato alla malaria perché non era mai stata nei paesi a rischio. Non c’era niente che potesse far pensare al parassita killer. Se ne è accorto solo un tecnico di laboratorio del Santa Chiara che aveva notato dei valori che non tornavano nelle analisi della piccola. Troppo tardi. Sofia venne trasferita a Brescia, ma morì poche ore dopo lasciando i genitori e il fratellino nella disperazione più nera e i medici in un mare di dubbi e incertezze. La sua morte ha scatenato una ridda di ipotesi su come la piccola possa aver contratto la malattia. Quello che si sapeva era che durante il suo ricovero al Santa Chiara in agosto nello stesso reparto c’erano anche due bambine del Burkina Faso. Tutti hanno pensato a un nesso, ma nessuno poteva dire con certezza quale fosse. Si è visto di tutto, con giornali nazionali che hanno soffiato odio e xenofobia dando la colpa alle due bambine. Dopo mesi di incertezze, dubbi e polemiche, i periti sono giunti alla conclusione che Sofia ha contratto la malaria nel reparto di pediatria del Santa Chiara, non tramite una zanzara killer, ipotesi alquanto improbabile già dall’inizio, ma a causa di un errore, un grosso errore. Ancora non si sa esattamente quello che è accaduto. Quello che si sa è che qualcuno ha sbagliato. Da qui, quindi, ripartono le indagini dei carabinieri del Nas coordinate dal procuratore Marco Gallina. Il nuovo anno porterà probabilmente qualche certezza in più sulla morte di Sofia. Qualcuno pensa che si possa arrivare anche a chi abbia materialmente commesso l’errore. E questo sarà anche importante dal punto di vista penale. Dal punto di vista della giustizia civile, invece, le responsabilità sembrano più delineate. Resta, però, una famiglia nel dolore, che si è sempre comportata con grande dignità, senza sparare sentenze preventive. Una famiglia salda nonostante le sparate che sono piovuite da tutte le parti, anche dal ministro della Sanità Beatrice Lorenzin che ha puntato fin dai primi momenti, l’indice contro il Santa Chiara.
I risultati del laboratorio di Negrar - cui si sono affidati i periti nominati dalla procura - confermano quanto scritto dagli esperti dell’Istituto superiore della sanità: Sofia Zago è stata contagiata dallo stesso ceppo malarico di una delle due bambine del Burkina Faso che si trovavano al Santa Chiara nello stesso periodo in cui era ricoverata la piccola deceduta lo scorso 4 settembre. I periti del ministero avevano riscontrato tre marcatori perfettamente coincidenti fra i due ceppi. I tecnici di Negrar sono andati oltre riscontrando più elementi uguali. E togliendo qualsiasi possibile residuo dubbio. C’è dunque un’identità genetica fra la malaria che ha colpito una delle due sorelline appena tornate dall’Africa (sono guarite entrambe) e quella che ha portato alla morte della piccola Sofia. Sotto accusa sono anche le procedure e i protocolli adottati al Santa Chiara. L’Azienda sanitaria si è sempre difesa sostenendo che le procedure sono corrette. L’inchiesta dirà la parola finale.