Slot mob, festa di popolo a Trento
Dagli studenti alle mamme fino ai rappresentanti delle istituzioni. Giochi «puliti» e caffè al bar virtuoso con Ivan Fontana
TRENTO. Mamme, papà, insegnanti, studenti e figure delle istituzioni. C’erano tutti ieri in via Perini per festeggiare il primo Slot mob di Trento, un’iniziativa di sensibilizzazione partita a livello nazionale sotto il titolo “Un bar senza slot ha più spazio per le persone”, che sta girando l’Italia e i locali che rinunciano alle macchinette per sensibilizzare utenti e cittadini. Giovani sui trampoli con maschere da banditi distribuivano schedine per il Lotto ripetendo la frase “Prendine una, questa è una rapina”, mentre due biliardini posizionati lungo la strada (con una corsia chiusa al traffico) a disposizione di tutti, ricordavano che esistono giochi, anche da bar, che creano socialità e coinvolgimento. E poi strumentisti, canzoni, studenti di liceo e tanti, tanti caffè e colazioni serviti dal Bar Civico 131. D’altronde a Trento non si poteva non partire dal locale di Ivan Fontana, il primo gestore della città che due anni fa decise di togliere le sue slot. «Mi permettevano di pagarmi l’affitto del locale - ha ricordato Ivan - ma vedevo anche che con quegli strumenti certi clienti finivano per isolarsi dalla realtà e si giocavano interi stipendi. Ho quindi deciso di toglierle. Era il 2011 e le cose ancora, economicamente, giravano in una certa maniera. Chi rinuncia oggi alle entrate di quelle macchinette mangiasoldi e mangiavite è ancora più in gamba e coraggioso di me, ma sono sicuro che questa sia la strada giusta da seguire anche per ridare dignità alle persone».
Il locale di Ivan, ieri mattina, era strapieno. Nell’angolo dove per un certo periodo hanno trovato posto le slot machine, durante lo Slot mob è stato posizionato il “Punto Famiglie”, con bambini, neonati e mamme. «Ciò a dimostrazione del fatto che un bar deve essere prima di tutto un punto d’incontro – ha raccontato Beatrice Caratù dell’equipe dell’associazione – mentre quelle macchinette creano l’effetto opposto, portano all’isolamento e all’alienazione. Abbiamo pensato di dedicare questo spazio alle mamme e ai loro figli anche per ricordare come la piaga del gioco colpisca in larga misura proprio le donne». «É meglio cadere dai trampoli che precipitare nella dipendenza da gioco – ha aggiunto Marco Baino, educatore del Gruppo trampolieri Cairos di Pergine – e noi siamo qua a ribadirlo. Oggi abbiamo coinvolto i ragazzi di medie e superiori e i loro genitori. Abbiamo deciso di spettacolarizzare il gioco con maschere e cartelli e io ho indossato un passamontagna perché il gioco alla fine si traduce in una rapina, graduale, ma reale sul piano economico». «Le nuove generazioni sono molto sensibili rispetto ai drammi umani – ha proseguito Elena Brighenti, insegnante della classe seconda uE del Liceo Rosmini – e sono state proprio le nostre studentesse a insistere per essere qui questa mattina e come istituto abbiamo deciso di appoggiare l’iniziativa». Presenti all’incontro, con tanto di partitella a biliardino, anche l’assessore comunale Fabiano Condini, il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti e i tanti giovani delle associazioni che hanno dato vita all’evento. «Basta partecipare a iniziative come queste per essere sensibilizzati – ha concluso Chiara Lutteri, della Consulta provinciale degli studenti – e sono sicura che un giorno quando sarò più grande se dovrò pensare al gioco d’azzardo mi verrà in mente questo Slot mob e non la falsa promessa di una vittoria immeritata».
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