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Sloi, abbattuta la fabbrica dei veleni: resta in piedi solo la torre

Ora i detriti saranno frantumati e analizzati in laboratorio. Ma è solo un piccolo passo rispetto alla bonifica dell’area



TRENTO. All’ex Sloi qualcosa si muove. Da una decina di giorni le macchine operatrici della ditta Zampedri di Pergine (la stessa che ha demolito l’ex Dogana, vicino alla stazione) frantumano il materiale inerte che è rimasto dalla demolizione dell’ex stabilimento. Si tratta di un passo avanti - come previsto dall’accordo di programma tra i proprietari dell’area e la Provincia - verso il recupero dell’area. Anche se nessuno si illude che il percorso sia né facile né breve.

[[(Video) I lavori di bonifica dell'ex Sloi di Trento]]

Anche sul fronte degli inerti, infatti, la strada è molto complicata. Parliamo di cemento che ha assorbito per anni - secondo gli esperti - il piombo che veniva prodotto nello stabilimento. Quindi anche gli inerti dovranno essere trattati come rifiuti speciali.

Sloi, abbattuta la fabbrica dei veleni: resta in piedi solo la torre

Ora i detriti saranno frantumati e analizzati in laboratorio. Ma è solo un piccolo passo rispetto alla bonifica dell’area (foto Panato) - L'ARTICOLO - VIDEO 1 - VIDEO 2

La speranza dei proprietari dell’area (imprenditori del settore immobiliare riuniti in un consorzio di bonifica) è che le analisi sul materiale inerte, che attualmente viene suddiviso per tipologia, escludano l’obbligo di smaltire i detriti in discariche speciali, con costi che sarebbero ingentissimi. L’alternativa (sempre se le analisi sull’inquinamento dei detriti dovessero essere confortanti) è di conservare il materiale sul posto per impieghi futuri all’interno dell’area.

Del vecchio stabilimento chimico restano in piedi la torre piezometrica e lo scheletro della fabbrica che rappresentano in realtà le strutture più delicate (in particolare la torre) perché più esposte all’inquinamento da piombo. Le procedure per la demolizione sono quindi più vincolanti e costose.

Ma la partita più impegnativa resta naturalmente quella della bonifica dei terreni. La questione dell’inquinamento dei terreni (e delle rogge che dalla Sloi raggiunge altre zone della città) era stata sollevata dal consigliere provinciale Filippo Degasperi (M5s) con una mozione presentata in aula nell’autunno scorso. Degasperi voleva impegnare la giunta all’esproprio dei terreni per dare garanzie di sicurezza ai cittadini, in particolare a quelli che abitano e frequentano le aree adiacenti ai terreni inquinati. Ma la mozione (che sottoponeva anche l’opportunità di modificare la destinazione urbanistica da produttiva a verde pubblico) venne bocciata dalla maggioranza del consiglio provinciale. L’assessore Mauro Gilmozzi, in particolare, aveva sostenuto che l’obbligo di bonifica ricade sugli inquinatori, mentre gli attuali proprietari devono solo garantire che la situazione non peggiori.

Di certo c’è che la gravità dell’inquinamento da piombo riscontrato alla Sloi (con controlli più approfonditi richiesti dal ministero sulle rogge) è tale che l’area è stata classificata tra le più inquinate d’Italia. E che la demolizione degli immobili (ancora non completata) non è altro che un piccolissimo tassello all’interno del complicato (e costosissimo) mosaico rappresentato dall’intera bonifica.













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