Senatori Svp alla carica: «Nuovi casinò in regione»

Nella prima seduta della legislatura Zeller e Berger ripresentano la proposta: «Strutture comunali, turisti qui e non a Innsbruck». Merano e Arco in corsa



TRENTO. Il casinò non è solo una questione di gioco, ma anche di turismo, e indotto, ed economia diffusa. Sulla base di questo assunto si muove la prima proposta di legge dei senatori Svp Karl Zeller e Hans Berger. I due non hanno perso tempo E appena eletti, nella seduta numero uno del Senato di questa legislatura, ecco che arriva all’attenzione dell’aula una legge sul decentramento delle competenze sulle autorizzazioni alle case da gioco. In pratica il disegno di legge, identico a quello presentato la scorsa legislatura ma mai discusso, chiede che siano le Regioni, e nel nostro caso le Province di Trento e Bolzano, ad essere le autorità competenti sulle autorizzazioni. La titolarità del casinò andrebbe al Comune, per via diretta o attraverso società municipalizzate, oppure a privati certificati dalla Provincia. Zeller e Berger pensano in particolare a Merano, ma anche Arco potrebbe giocare le proprie carte.

Al centro dell’operazione, spiegano i due senatori nel documento, c’è il turismo: «È arrivato il momento di superare una situazione di anacronistica disparità di trattamento tra la quasi totalità dei comuni italiani e quei pochi comuni, attualmente sedi di case da gioco, che usufruiscono di notevoli proventi con i relativi e ben immaginabili vantaggi turistici». I residenti verrebbero tutelati da una legge apposita, spiega Zeller «come esiste già in Austria e in Germania, che impedisce ai residenti della stessa provincia di superare un certo numero di ingressi annuali nella struttura; a differenza di come avviene nelle sale slot, in cui nessuno ti ferma e ti impone limiti». La questione morale deve essere superata, afferma il senatore, «quello che serve è una legge moderna in grado di fare ordine, come richiesto anche dalla Corte Costituzionale; i casinò aperti in Italia si reggono su accavallamenti di decreti prefettizi, e tutto questo si deve al pregiudizio che ancora associa il binomio gioco-malavita; in questo caso stiamo parlando di strutture severamente controllate dall’ente pubblico, destinate ad essere un valido strumento per l’incentivazione dei flussi turistici e creare sviluppo economico». Anche perché a un centinaio di chilometri a nord, oltre il Brennero, i casinò ci sono e fanno la differenza, «In tutti i nostri confinanti esiste da anni una legge che consente alle case da gioco di vivere, e da sempre questo comporta un grande esodo, ce si ripercuote anche sui fatturati delle stazioni termali e tutta l’economia di altre località turistiche».

Non ci sta Cesare Guerreschi, il medico che della lotta al gioco d’azzardo compulsivo ha fatto una crociata personale: «Ma perché nessuno parla mai della salute? Ogni vola che si tratta questo argomento si ragiona sempre in funzione di flussi, fatturati, indotti eccetera, e nessuno però mette in guardia sul fatto che, se aprisse, il casinò di Merano o di Arco nel giro di qualche anno sarebbe una specie di ricettacolo di disperati». Insomma, bocciatura totale: «Credo che gli altoatesini e trentini ne possono fare benissimo a meno, anzi, ci sono già sale gioco in tutte le strade della regione, e mi sembrano davvero abbastanza».

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