«Sacchetti bio? I migliori sono di carta» 

Ventura, biodigestore di Cadino: «Le borse si degradano dopo 90 giorni, il nostro ciclo dura la metà. Così vanno nel secco»


di Sandra Mattei


TRENTO. Entrati in vigore all’inizio dell’anno ed accompagnati da accese polemiche, i sacchetti biodegradabili a pagamento hanno acquistato una nuova vita perché si possono utilizzare per la raccolta dell’umido.

A fronte di un costo che va dai 2 ai 10 centesimi, infatti, i consumatori hanno accettato di buon grado questo minimo costo aggiuntivo della spesa, perché utili per la raccolta differenziata. Ma anche se la norma è stata accolta come un segno di civiltà, un nuovo passo alla lotta all’inquinamento della plastica (per un sacchetto o per le posate il tempo di smaltimento può arrivare a mille anni), non si sono fatti bene i conti con gli impianti biodigestori .

Succede così che i sacchetti biodegradabili, pur con tanto di certificazione secondo la normativa europea, abbiano un tempo di smaltimento diverso da quello utilizzato dall’impianto biodigestore di ultima generazione, come è quello di Cadino. Le buste per la frutta e la verdura, infatti, hanno un tempo di smaltimento di 90 giorni, incompatibili con quelli del biodigestore, che ne impiega al massimo 50 per completare il processo di trasformazione della frazione umida i compost, biogas e, di recente, anche biometano. Per questo, il biodigestore deve selezionare la materia prima che arriva, separando l’umido che non è differenziato correttamente, ma anche eliminando quella frazione di sacchetti che non arriva a degradarsi.

Non è un controsenso? Lo chiediamo all’amministratore delegato di Bio Energia Trentino, Andrea Ventura, società che gestisce il biodigestore di Cadino che raccoglie la maggior parte dei rifiuti organici dei Comuni trentini, compresi quelli di Trento e Bolzano.

Ventura precisa prima di tutto che la competenza di indicare le regole della raccolta differenziata sta ai gestori. «Noi però - aggiunge Ventura - ne subiamo le conseguenze. Se negli impianti tradizionali, che utilizzano per il compostaggio il metodo aerobico, la plastica biodegradabile viene smaltita in 90 giorni, per il nostro impianto, che utilizza il metodo anaerobico, il tempo di dimezza. Noi abbiamo una fase di pre - trattamento anaerobico, per la produzione di biogas, biometano ed energia, che degrada più velocemente la frazione umida. Il ciclo, con il trattamento aerobico successivo, dura sui 50 giorni».

Ventura spiega che il problema del successivo smaltimento c’è da quando è entrato in vigore l’obbligo di sacchetti in plastica biodegradabile. «Non riguarda solo i sacchetti della frutta e verdura, ma tutti. Va precisato che i materiali sono diversi, ci sono quelli in materbi, che è derivato dal mais e quelli in bioplastica. Il primo è più degradabile, ma poi intervien anche il problema dell’etichetta, che non sempre si stacca. Ecco allora che per noi, rimane sempre una selezione da realizzare sui sacchetti, per quanto questi sono a norma». Ci sono gestori, ad esempio, che danno indicazione di gettare nel residuo i sacchetti, come a Pergine ed a Bolzano. Per Ventura basterebbe che il governo aggiornasse la normativa, consentendo di utilizzare le retine o i sacchetti da casa, evitando la pratica dell’usa e getta. E conclude: «Per quanto ci riguarda, i sacchetti per l’umido in carta riciclata sono quelli ottimali».

Ed in effetti, Dolomiti Ambiente, gestore dei rifiuti nei due Comuni più popolosi, Trento e Rovereto, dà in dotazione agli utenti i sacchetti di carta. «L’importante - afferma Carlo Realis Luc - è che non passi il messaggio che non vale la pena fare la differenziata, perché poi si devono smaltire comunque i sacchetti. Vanno invece seguite delle regole, che è bene gli utenti sappiano». Dato per scontato che i negozi usino borse certificate, si dovrà però staccare l’etichetta di carta, che presenta scritte con inchiostro non compatibile con lo smaltimento. L’umido che viene conferito al biodigestore ha un 3,5% di impurità in peso. Qualche curiosità, al proposito?

Nella carne, gli ossi non sono smaltibili e una volta nel biodigestore vanno separati. Così anche le lettiere dei gatti: la sabbia deve essere biodegradibile, ma se il gatto sta assumendo farmaci, le feci andrebbero raccolte nel residuo.













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