Riconosciuta la pensione alla moglie del carabiniere

Risolto il caso sollevato dal nostro giornale: la vedova del militare morto a marzo ha ottenuto la revisione della commissione medica, avrà anche gli arretrati



TRENTO. Si è positivamente conclusa la vicenda della vedova del maresciallo dei carabinieri, deceduto per tumore, e che non riusciva a vedersi riconosciuta la pensione di reversibilità, cui pure aveva diritto, a causa di un assurdo inghippo burocratico. La vicenda era stata sollevata dal nostro giornale circa due mesi fa: ad un maresciallo dell’arma dei carabinieri in servizio nella nostra provincia era stato purtroppo diagnosticato un tumore. Il sottufficiale si sottoponeva quindi alla trafila medica prevista in questi casi, e facendo richiesta di vedersi riconosciuta, come prevede la legge, la propria difficoltà a continuare il suo lavoro. Purtroppo il carabiniere veniva a mancare a marzo di quest’anno, e come previsto in questi casi partiva la procedura per vedere assegnata alla vedova e ai figli una pensione di reversibilità. Una procedura standard, priva di evidenti difficoltà, che incontrava però alcuni di quei diabolici inghippi cui l’ottusità della burocrazia ci ha purtroppo ormai abituato: alla vedova sono infatti state recapitate ben due lettere, inviate parecchio tempo dopo che il marito era deceduto, in cui dalla funzionaria dell’Inpdap responsabile del calcolo della pensione si richiedeva che il militare ormai defunto effettuasse una nuova visita medica per vedersi riconosciuta la pensione. In difetto, non si sarebbe potuto procedere alla definizione della sua pratica. Alla donna venivano riconosciuti circa 300 euro mensili, cifra decisamente inferiore rispetto a quella cui aveva invece diritto. Comprensibile quindi lo sconcerto della signora a cui, oltre la perdita del marito, si aggiungeva anche quella che aveva il sapore di una vera e propria beffa. Della vicenda veniva quindi interessato un legale, mentre nel frattempo le responsabilità della questione venivano rimpallate tra l’Inpdap, ormai fuso nell’Inps, e il comando provinciale dei Carabinieri. Una situazione di stallo apparentemente destinata a durare a lungo. Dopo l’apparizione della notizia sul Trentino, e grazie al fattivo interessamento della dirigenza provinciale dell’Inpdap venuta a conoscenza della questione si riusciva quindi a sbloccare la situazione, anche attraverso una revisione del caso da parte della competente commissione medica militare. La pratica è stata portata rapidamente al suo naturale completamento in tempi abbastanza brevi. La signora, rimasta sola con un figlio piccolo da mantenere, può quindi godere ora almeno della pensione di reversibilità, che le è stata assegnata proprio a partire dal mese di ottobre, comprensiva delle rate di pensione arretrate dei mesi in cui la stessa era rimasta bloccata. Che rimane certo poca cosa rispetto alla perdita di un proprio caro.













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