Quelle droghe «da prestazione» che ci rovinano
Le chiamano «droghe emergenti», sono legali e facilmente acquistabili su internet. In tanti le prendono senza conoscere i potenziali danni alla salute. E in molti casi diventano dipendenti
ROVERETO. Le chiamano «droghe emergenti», sono legali, facilmente acquistabili in internet, e un sacco di gente le prende senza sapere i potenziali danni alla salute. E in molti casi ne diventa dipendente.
Mentre centinaia di agenti delle forze dell’ordine sono impegnati ogni giorno alla caccia di minorenni con lo spinello, nella tranquillità di uffici, scuole ed abitazioni continua a proliferare un «doping» subdolo. Se n’è parlato ieri a Rovereto, al convegno «Droghe Emergenti nello Sport» presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitiv dell’Università.
Nota bene: quando si parla di «sport», spesso non è quello agonistico o professionale. La premessa: «Condizionate da stili di vita frenetici e digitalizzati, dai progressi tecnologici e dalle pressioni culturali sull'aspetto fisico, sempre più persone sono inclini a usare farmaci o altre sostanze anche illegali per raggiungere i propri obiettivi personali e professionali».
A Rovereto c’era il professor Olivier Rabin, direttore scientifico della World Anti-Doping Agency (WADA), che ha ricevuto una Distinguished Visiting Professorship da parte dell'Ateneo. A moderare l’incontro il professor Gianluca Esposito e la professoressa Ornella Corazza, la quale ne ha parlato anche sull’ultimo numero di UniTrentoMag, il magazine dell’Ateneo.
«La discussione è incentrata sull’uso delle nuove sostanze emergenti non solo all’interno del mondo sportivo, ma anche di quella che viene definita sempre più spesso una "società dopante", dove le persone fanno uso di sostanze al fine di alimentare le proprie capacità fisiche e cognitive», ha detto Corazza.
Nell'ultimo decennio c'è stato infatti un notevole aumento del numero di nuove sostanze psicoattive (NPS) scoperte e sintetizzate in tutto il mondo. Queste sostanze possono essere definite come sostanze d'abuso, sia in forma pura che in un preparato, che non sono controllate dalle convenzioni internazionali ma che possono rappresentare una minaccia per la salute.
Tra queste spiccano le Image and Performance Enhancing Drugs (IPED), note anche come "farmaci per lo stile di vita", che sono sempre più utilizzate da persone comuni e che stanno trovando una facile diffusione grazie a internet.
La prevenzione - è stato detto - riveste un ruolo chiave. «Proprio in questo periodo - spiegava Corazza - sta per cominciare la terza edizione del nostro studio internazionale Keep Fit, che vedrà coinvolto anche il Trentino». Cos’è? «Andremo a raccogliere dati tra individui che praticano sport e non, per poi sviluppare progetti di prevenzione. Ad esempio, i risultati di un nostro studio precedente svolto durante la pandemia indicano chiaramente una forte correlazione tra l’uso di IPED, lo sviluppo di una dipendenza da esercizio fisico e disturbi d’immagine a volte molto gravi. Il 15% del nostro campione con oltre 3000 partecipanti è stato trovato a rischio di dismorfismo corporeo (BDD), il 18% nel caso dell’Italia. Si tratta di persone che prendevano sostanze per aumentare la massa muscolare o facilitare la diminuzione del peso corporeo senza nessun tipo di supervisione medica».
La sfida rappresentata dalle droghe emergenti è in forte crescita e per affrontare un fenomeno così complesso è fondamentale una decisa collaborazione multidisciplinare.
L’Università di Trento sta lavorando alla creazione di un laboratorio dal nome “Addiction Science Lab”. «È importante che il fenomeno venga affrontato non solo attraverso la ricerca, ma anche con l'aggiornamento delle legislazioni».