Pubblici, la rabbia dei 2mila «Vogliamo il contratto»
La protesta. A manifestare sotto la Provincia tanti lavoratori ma pochi giovani: solo il 3% ha meno di 35 anni. «Nelle Rsa siamo anziani che assistono anziani». La piaga del precariato
Trento. Sono stati circa 2mila i lavoratori del pubblico impiego scesi in piazza ieri con Cgil, Cisl e Uil per chiedere il rinnovo del contratto e per protestare contro le proposte della giunta Fugatti giudicate insufficienti. La giunta aveva messo sul tavolo 3,3 milioni di euro per l'anno prossimo, equivalenti a 65 euro in più al mese, ma i sindacati chiedono un impegno pluriennale di 56 milioni di euro per un aumento di 80-100 euro in busta paga.
Alla manifestazione è seguito un incontro della delegazione sindacale con il vicepresidente Mario Tonina. All'incontro, conclusosi con un nulla di fatto, non ha preso parte il presidente Maurizio Fugatti, impegnato nelle Commissioni. Assenza stigmatizzata dai sindacati, come dichiara il segretario di Cisl FP Giuseppe Pallanch: «È già la seconda volta che Fugatti diserta gli incontri con le parti sociali. Da parte di Tonina c'è stata solo una generica disponibilità ad un approfondimento. Per noi la mobilitazione continua».
Il governatore è intervenuto poi spiegando: «Attualmente la situazione finanziaria non permette uno stanziamento immediato. La proposta che facciamo ai sindacati prevede una suddivisione delle risorse per la durata del contratto, con finanziamenti di 30 milioni su tre anni, ad iniziare dal 2019. Crediamo che questo possa essere una buona base di partenza per arrivare al pieno rinnovo». Inizialmente prevista nella Sala della Cooperazione, l'assemblea è stata spostata in piazza Dante visto l’afflusso di persone. Tra i manifestanti si nota lo scarso numero di giovani, aspetto che non sorprende i sindacati che denunciano come solo il 3% dei dipendenti pubblici in Trentino abbia meno di 35 anni: «È l'esito di anni di blocco delle assunzioni» dice Luigi Diaspro, segretario FP Cgil. L'età avanzata si fa sentire per i dipendenti pubblici con mansioni di fatica, come gli ausiliari nelle case di riposo. «Siamo anziani che assistono anziani - spiega Manuel Cescatti, lavoratore Rsa - Il nostro lavoro comprende un notevole stress fisico e psicologico, perché spesso abbiamo a che fare con la sofferenza e con la morte. Eppure dobbiamo garantire disponibilità anche nei turni notturni e festivi, per i quali riceviamo un'integrazione di appena 2,80 euro lordi orari». Un altro tema è quello del precariato, come racconta Cristina, inserviente di scuola materna: «Sono stata regolarizzata a tre anni dalla pensione. Per una vita ho vissuto nell'ansia dei rinnovi e nella speranza di avere per lo meno un contratto annuale». Per questo Cristina e le sue colleghe sono in piazza: «La giunta vuole puntare sull'informatizzazione del pubblico impiego, ma finché non si inventeranno i computer che cambiano i pannolini noi siamo indispensabili». La segretaria Uil Fpl Marcella Tomasi sottolinea la permanenza di sacche di precariato: «È stato siglato un protocollo per le stabilizzazioni, ma non è stato ancora applicato per intero». La sicurezza di un contratto collettivo è ciò che chiede Tommaso Saccardo, cuoco per le mense scolastiche: «Ho sei figli, assisto con sgomento a continui tagli alla scuola, ma quello è il luogo dove gli operatori si prendono cura dei bambini e dei ragazzi. Eppure non vengono assicurate le giuste risorse per garantire l'equo trattamento economico del personale».