Protesta animalista contro il circo
Una ventina di attivisti della Lav contestano all’ingresso del «Donna Orfei» in via Unione
ROVERETO. Una ventina di giovani e giovanissimi all’ingresso di quella palude in cui la pioggia ha trasformato il terreno concesso dal comune al circo. Tutti con cartelli e fotografie con un solo slogan: «Gli animali al circo soffrono». Dietro, al di là del pantano e di una pozzanghera in cui le auto affondavano fino oltre i mozzi, le casse del Circo Donna Orfei. A collegare i due elementi una fila non impressionante ma costante di giovani coppie con prole e nonni con nipotini: il pubblico del circo. Abbastanza incurante, se non per qualche sguardo insistito dei più piccoli, tanto della protesta quanto della instancabile azione di informazione compiuta dagli attivisti della Lav. Tutto molto civile ed educato, ed è forse la nota migliore. Il personale del circo non ha reagito in alcun modo alla protesta: uno dei circensi è uscito incontro ai ragazzi ad inizio manifestazione, ma solo per chiedere loro la cortesia di non bloccare del tutto l’accesso, visto che quel varco nel muro è l’unico ingresso all’area e quindi l’unico passaggio per auto e pedoni diretti al circo. I contestatori lo hanno rassicurato e si sono messi ai lati, spostandosi quanto serviva ogni volta che ad entrare era un veicolo.
I temi della protesta sono quelli ormai usuali: non può esserci alcun modo ragionevole per pensare e sostenere che gli animali possano vivere bene all’interno del sistema del circo. Sono costretti in spazi angusti, addestrati a fare cose per nulla compatibili con la loro indole e la loro etologia, sballottati per il mondo in climi che non sono i loro. Si potrebbe obiettare che tre quarti degli umani vive la stessa condizione, ma questo non farebbe comunque la differenza. L’invito che la Lav rivolge agli stessi circensi è di cambiare tipo di spettacoli, rinunciando agli animali per evolvere verso un circo fatto solo di uomini: quello che per loro è il circo del futuro. Al pubblico in fila il martellare della «propaganda» chiede di ragionare sulla sofferenza inutile degli animali e premiare in futuro i circhi senza animali, che già sarebbero molti, in modo da spingere nella direzione giusta anche chi ancora è fermo agli spettacoli di tipo tradizionale.
La risposta del personale del circo, allo stesso modo, è quella di sempre. Visto che sono un costo anche notevole, se fosse ragionevolmente possibile rinunciare agli animali non c’è circo che si ostinerebbe a proporli. Fanno parte della tradizione dell’arte circense da sempre, ma ci si passerebbe sopra, se non fosse che è proprio per vedere gli animali che la gran parte delle persone portano i bambini al circo. Ed è quello il pubblico al quale è indispensabile fare riferimento.
Quanto alle condizioni di addestramento e mantenimento degli animali, l’osservazione è che proprio quegli animali sono il vero capitale su cui si regge l’intero sistema. Maltrattarli, farli soffrire, significherebbe danneggiare il proprio capitale, con inevitabili ripercussioni sullo spettacolo. Nessun circo ha interesse a farlo. Sono posizioni assolutamente cristallizzate da anni.
Intanto ottima, sia venerdì che ieri, l’affluenza di pubblico.(l.m)
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