Pronto soccorso, un ticket per pochi

Solo undici pazienti hanno pagato i 50 euro per le prestazioni


Alessandro Maranesi


TRENTO. Quella di ieri è stata la giornata della tanto attesa rivoluzione dei "codici verdi" al pronto soccorso. Che sono diventati a pagamento (50 euro) qualora la prestazione abbia bisogno anche della consulenza o degli esami di altri reparti specialistici, pur con le tante esenzioni e i distinguo che abbiamo elencato nei giorni scorsi e che permetteranno a tanti di scampare alle forche caudine delle casse. Intanto però allo scattare della mezzanotte tutti i sistemi informatici dei pronto soccorsi del territorio si sono organizzati per l'attesa partenza della via trentina al ticket.

All'ospedale Santa Chiara il primo utente a inaugurare il nuovo corso è stato un paziente dimesso alle ore 3.13. «Ha pagato alle casse automatiche con la ricevuta che viene emessa direttamente al triage» ha spiegato il primario del reparto Claudio Ramponi. Alle ore 8, alla riapertura degli sportelli cassa, insomma, il sistema era già pienamente entrato in funzione. E, va detto, in una giornata solitamente calda per i pronto soccorsi (assieme alla domenica e al lunedì), tutto si è svolto senza inghippi o problemi. «Merito del sistema informatico - spiega Ramponi - che funziona alla perfezione».

Certo, se le temute code e i malfunzionamenti sono stati scongiurati, in sala d'attesa l'atmosfera era comunque tesa: «E chi non ha 50 euro come fa? Non è una società civile quella che fa cassa sulle malattie delle persone. E non c'è altro tipo di discorso che tenga». Alan e Filippo Rigotti, uno codice verde l'altro suo accompagnatore, non si trattengono nell'esprimere tutto il loro disappunto: «Piuttosto che gettare denaro in spese militari o per un inceneritore sarebbe il caso di utilizzare le risorse per la sanità pubblica». Non la pensa diversamente Esshassah Ahlam, che riflette: «Non mi pare proprio giusto questo nuovo ticket, non si viene qui per divertirsi o per perdere la mattina».

Tra le persone in attesa anche Stephan, cittadino tedesco residente a Trento: «Mi hanno detto che sarei dovuto andare dal medico di base prima. Il punto è che il mio dolore è peggiorato ora e io non sono andato apposta finora dal dottore per risparmiare tempo e denaro». Ed è attorno a chi da sempre fa questa riflessione che è nato il tributo che, più che per fare cassa (ad esempio non è previsto nessun pagamento per i traumi e le fratture avvenute nelle 24 ore precedenti l'ingresso oltre che per gli avvelenamenti, le donne in gravidanza e tutti i redditi bassi), è stato istituito per disciplinare gli utenti, che spesso utilizzavano il pronto soccorso per evitare costi e tempi d'attesa del percorso ordinario delle visite specialistiche: «Il 60 per cento di chi viene qui da noi non ne ha realmente bisogno - spiega ancora Ramponi -. Ora speriamo di trovarci nelle condizioni di lavorare meglio per chi ha davvero necessità di questo reparto».

In pratica, ridurre le oltre 300 persone che ogni giorno assediano il solo pronto soccorso del Santa Chiara. Anche se ieri in serata i dati della prima giornata parlavano addirittura di un leggero aumento degli accessi: 137 quest'anno, 126 l'anno scorso (ma il dato è fermo alle 17 e comunque statisticamente non significativo). Di questi ben 71 erano "codici verdi" e 28 "bianchi". Tra questi, in totale solo undici pazienti sono rientrati nella casistica di chi ha dovuto pagare il ticket (due non avevano con sé sufficiente denaro). Meno del 9 per cento, insomma anche se c'è chi dice, come la signora Ahlam «che ora la gente non venga più neanche se sta male per paura di pagare».













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