IL CASO

Poste, inchiesta del ministero sul taglio dei servizi in Trentino

L'iniziativa segue la denuncia dei cosumatori sulla riduzione degli uffici per il ritiro delle raccomandate assicurate



TRENTO. Il Ministero dello sviluppo economico vuole vederci chiaro. L’ispettorato di vigilanza del settore postale ha aperto un’istruttoria sul taglio degli uffici dove ritirare le raccomandate. La denuncia del Centro difesa consumatori di Trento ha sollevato un problema di portata nazionale, che potrebbe avere ripercussioni anche sull’organizzazione del servizio nel resto d’Italia.
 Il caso è seguito personalmente da Paola Francesconi, direttrice del Centro difesa consumatori oltre che conciliatrice per il Trentino Alto Adige nelle liti che sorgono fra i privati e le Poste.
 La vicenda. Tutto è iniziato con la decisione della società di ridurre di due terzi, da 22 a 7, gli uffici dove i cittadini possono ritirare le raccomandate “assicurate”, cioè non consegnate per assenza del destinatario. Una misura che ha causato una levata di scudi da parte delle circoscrizioni, in particolare di quelle collinari interessate maggiormente dal problema. Alcuni esempi: per il ritiro, chi risiede a Villazzano è costretto a rivolgersi all’ufficio del ponte dei Cavalleggeri, chi abita a Cognola in via Gazzoletti, chi a Meano in via Trener. I disagi sono notevoli, soprattutto per gli anziani, e a molti appare una beffa il fatto di dover andare così lontano quando in paese l’ufficio postale c’è già ed è aperto.
 Per il Centro difesa consumatori Poste Italiane non adempirebbero più all’obbligo di garantire il servizio universale. Da qui la denuncia al ministro Scajola.
 «L’ispettorato di vigilanza del settore postale ha aperto l’istruttoria, assicurando di farci avere a breve giro una risposta», dice Francesconi. Che aggiunge: «Ci è stato riferito che abbiamo sollevato una questione che può avere una valenza nazionale».
 La razionalizzazione è infatti un processo in atto sull’intero territorio italiano. A Milano, gli uffici per il ritiro delle avvisate sono calati addirittura da 60 a 13. «L’ispettorato chiederà lumi alle Poste sulla base al Decreto ministeriale (il 252 del 2008) che prevede un punto di accesso entro determinate distanze», informa la direttrice.
 I parametri richiedono un calcolo complesso: il fornitore del servizio universale - è scritto nel decreto - deve infatti assicurare un punto di accesso entro la distanza massima di 3 chilometri dal luogo di residenza per il 75% della popolazione, di 5 chilometri per il 92,5% e di 6 per il 97,5%.
 La casistica. Il Centro difesa consumatori è un punto di riferimento importante per i cittadini. Solo l’anno scorso ha preso in carico 50 casi complessivi, dei quali 4 (troppo pochi per Francesconi) sono sfociati in conciliazioni. «Abbiamo avuto vari casi di clonazione di carte e conti online (un fenomeno in aumento), erronei recapiti di raccomandate, mancato funzionamento del servizio “Seguimi” (per il cambio di indirizzo), problemi con i prodotti assicurativi (legati alla crisi internazionale), diversi problemi con i pacchi dall’estero, reclami presentati al nostro centro perché quelli presso Poste non sono andati a buon fine».
 L’episodio più recente riguarda la consegna di un pacco dal quale era stato rubato un cellulare acquistato su internet. «E’ accaduto un anno fa», racconta Francesconi. «Il cittadino ha presentato reclamo, ma nessuno gli ha detto che esiste la conciliazione e non è stata mai attivata l’assicurazione».
 La conciliazione. La direttrice del Centro di via Petrarca cita questo esempio per rappresentare una situazione contro la quale si batte da tempo. «Esiste un problema di trasparenza delle informazioni», dice. «E’ brutto che uno sportellista o un qualsiasi addetto non le fornisca, quando una persona si presenta magari per mesi a chiedere se ci sono sviluppi sul suo caso. Oltre alla pubblicità del Banco Posta, gli utenti dovrebbero trovare anche le istruzioni su come comportarsi in queste evenienze».
 Si può fare domanda di conciliazione in caso di risposta insoddisfacente o di mancata risposta. Sul sito di Poste Italiane sono attingibili le notizie sui termini di presentazione (dai 30 ai 60 giorni) e sui prodotti per i quali la procedura può essere attivata













Scuola & Ricerca

In primo piano