Pombeni: «Ma questi cespugli  si illudono di trovare spazi» 

Verso le comunali di maggio. Il politologo molto critico sulle levata di scudi dei partiti piccoli nei due schieramenti «Non si rendono conto della situazione, visto che ormai sono delle enclave che rappresentano due o tre personalità»


Gianpaolo Tessari


Trento. Centrodestra e centrosinistra trentini alle prese con la medesima situazione. Quale? L’insofferenza dei cespugli desiderosi di contare di più in vista delle comunali di maggio. Dell’insoddisfazione dei partiti più piccoli, della legge elettorale che a Roma si vorrebbe fare per metterli all’angolo. Ma anche della crisi dei Cinquestelle, ne abbiamo discusso con il politologo Paolo Pombeni.

Professor Pombeni i cespugli hanno ragione di lamentarsi?

No, perché il fatto che ora ci siano degli spazi per le formazioni più piccole è un’illusione. Questi spazi non esistono, se non per quelle che sono ormai delle piccole enclave. Purtroppo questi partiti piccoli, sì i cespugli, non vogliono rendersi conto di questa situazione: rappresentano due o tre personalità e vorrebbero aggregare il mondo attorno a loro.

Questo è motivato dal fatto che adesso ci sono due solo grossi partiti anche a livello nazionale?

In realtà è sempre stato così. Se si va a guardare il cosiddetto multipartitismo della Prima Repubblica era ridotto a 6/7 partiti su tutto. Ed i piccoli erano riusciti ad inserirsi solo all’epoca della grande frammentazione degli anni 90. Allora però c’erano delle enclave sociali: i repubblicani rappresentavano una tradizione storica. C’erano i socialdemocratrici, i liberali che rappresentavano delle fette di società.

Per i nuovi partiti questo non vale più?

No, rappresentano delle tensioni ideali, ma generiche. E non riescono ad intercettare più di una certa percentuale, piccola, di elettori. Lo spazio per difendere delle idee non deve essere per forza un partito: ci sono la stampa, l’associazionismo, tanti modi per farsi sentire. In politica invece si debbono rappresentare le idee di una componente sufficientemente larga.

Parliamo dell’implosione dei Cinquestelle, a che cosa è dovuta secondo lei?

Loro sono nati come un movimento fortemente contestativo, antipolitico. Ma poi alla prova del potere, del governo, hanno dimostrato di non sapere più fare antipolitica. Su questo campo oramai gli fa concorrenza chiunque passi per la strada.E dall’altro lato non hanno avuto la capacità di trasformare il loro consenso in un’attività politica dei risultati.

Non è rimasto sorpreso?

No, assolutamente.

A Roma ora Pd e M5s fanno sponda per una nuova legge elettorale, con un possibile sbarramento al 5 per cento. Si collega con quello che abbiamo detto sui cespugli?

L’operazione ha un senso ma è anche giocata strumentalmente. Il senso è quello di evitare che ci siano delle piccole forze, ininfluenti rispetto alla società. Poi la si vorrebbe mettere in campo per evitare una legge di tipo maggioritario. Il centrosinistra ritiene che favorirebbe il centrodestra, capace di fare blocco. Chi è ora al governo è così diviso da non potere pensare ad un blocco.













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