Poltrone, è guerra dentro il Pd del Trentino Alto Adige

Assessorati regionali, Cogo si sfoga coi colleghi: «Lasciata sola per ambizioni personali di altri»


Luca Petermaier


TRENTO. A discapito di una lettera dai toni sobri inviata al segretario Nicoletti per chiarire di non essere una «poltronera», la mancata (ri)nomina di Margherita Cogo alla guida dell'assessorato regionale agli enti locali sta provocando un piccolo terremoto nel Pd trentino. L'assessore è tornata a parlare e non ha mancato di accusare qualche collega di una sorta di «sabotaggio interno».
Nomi e cognomi non se ne fanno anche se Cogo se la prende «con un certo tipo di fare politica dei giovani» che, per seguire delle legittime ambizioni, «hanno la tendenza a mettere da parte chi può risultare scomodo». I riferimenti dentro il gruppo del Pd non sono poi così difficili, ma è un fatto che tra i rappresentanti in consiglio provinciale si stia ormai da tempo respirando un clima alla «parenti serpenti». Pomo della discordia, stavolta, è il posto di assessore regionale che Cogo ha rivestito per due anni e mezzo e che ora - in base ad un accordo con Bolzano - dovrebbe passare al collega altoatesino Bizzo. Cogo ha cercato di restare su quella poltrona, nella speranza di poter completare alcune leggi importanti ancora da definire (come quella sul nuovo ordinamento dei comuni). Dalla sua parte Cogo aveva anche il fatto che Bizzo - già assessore provinciale a Bolzano - potrà dedicare molto meno spazio e tempo di lei all'incarico regionale. Bolzano, però, non ha mollato e si è accaparrato la poltrona.
Cogo, oggi, non torna volentieri sull'argomento, richiamandosi a quanto già espresso nella lettera inviata qualche giorno fa al segretario del Pd: «La richiesta di modifica dell'accordo di maggioranza è partita dal Pd e dal Gruppo consiliare e non è stata certo una mia richiesta personale. Si trattava solo di garantire un migliore svolgimento di funzioni legate al comparto dell'ordinamento degli Enti Locali e ad una valorizzazione della componente femminile in giunta regionale». A distanza di qualche giorno, però, la consigliera alza i toni, accusando di essere stata vittima di un gioco politico interno al partito. Lo sfogo è avvenuto (in modo contenuto) con la stampa e in modo decisamente più vistoso con i colleghi del gruppo, alcuni dei quali accusati di essersi mossi nella vicenda perseguendo più ambizioni personali che un gioco di squadra. A pochi giorni dalla staffetta, insomma, il clima è tutt'altro che collaborativo.













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