Per la dote della figlia il prestito tocca le stelle 

Una famiglia di Pergine si era rivolta ad una società di credito al consumo Ma i tassi di interesse erano lievitati. Il giudice di pace dà ragione alla coppia



TRENTO. Volevano comprare la dote alla figlia, hanno chiesto un prestito ma il prezzo da pagare ad una società di credito al consumo, alla fine, era finito alle stelle. Un prestito di 3000 euro, “pochi” denari, ma fondamentali per realizzare un sogno.

E’ finita davanti al giudice di pace, con l’annullamento del decreto ingiuntivo a loro carico, la storia di una famiglia residente a Pergine Valsugana. La coppia aveva chiesto un finanziamento ad una società di credito al consumo. I tassi di interesse erano talmente alti che la famiglia, ad un certo punto, si è trovata nelle condizioni di non riuscire più a pagare le rate pattuite. A quel punto però la somma del prestito era talmente lievitata da rappresentare quasi il doppio della somma che era stata presa in prestito.

L’importo di 3000 euro, alla fine, era lievitato a 5000. Non solo, per ottenere il denaro, la società aveva ottenuto un decreto ingiuntivo. L’avvocato della coppia, Claudio Tasin, non nuovo a questo tipo di situazioni, aveva subito battuto la difesa di un importo, quello preteso dalla società di credito al consumo, che applicava dei tassi superiori a quelli legali. La famiglia aveva pagato le rate previste tramite bollettini postali. Quando però all’estinzione del debito mancava il pagamento di poco più di 500 euro, la società ha presentato il conto finale con una maggiorazione stellare. Tremila euro il prestito richiesto, 48 le rate pari ad un importo di circa 91 euro. Il prestito, regolato secondo un tasso fisso predeterminato per tutta la durata dell’operazione, prevedeva un tasso annuo nominale ( Tan) pari al 20, 01% ed un tasso effettivo globale ( Taeg) pari al 21, 95% . Alla fine però il Taeg era volato al 25, 279%, discostandosi di molto da quello indicato nel contratto. Non solo, a carico della coppia, la società pretendeva anche notevoli interessi di mora. All’estinzione delle rate del prestito richiesto mancavano poco più di 500 euro. Questa la somma che la famiglia deve alla società erogataria del prestito, non un euro di più, dati i tassi da usura verificati dal giudice di pace. Non certo il 2.500 euro in più del truffaldino computo finale. (f.q)













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