Pausa caffè senza timbrare, in quattro rischiano il posto
Al via i controlli della Provincia che ha “pizzicato” alcuni dipendenti degli uffici in centro storico. Il decreto Madia impone il licenziamento
TRENTO. Sorpresi in pausa caffé senza aver timbrato il cartellino, quattro dipendenti provinciali ora rischiano il posto. I controlli, cronometro alla mano, sono partiti nei giorni scorsi, a un anno esatto dalla stretta sulle pause, curati dall’ufficio ispettivo provinciale. Fra i tanti dipendenti osservati alla porta d’ingresso dei palazzi ce n’erano alcuni che sono risultati fuori regola. Quattro - in particolare, impiegati in un ufficio del centro storico - saranno chiamati a chiarire la loro posizione: secondo i primi accertamenti risultavano fuori ufficio (e fuori dal palazzo) senza aver timbrato regolarmente il cartellino.
La legge Madia (che su questo tema è il punto di riferimento nazionale) è severissima: in caso di trasgressione scatta la sospensione entro 48 ore e il licenziamento entro un mese (periodo in cui il dipendente naturalmente può difendersi). La Provincia - nel recepire questa norma all’interno del contratto dei dipendenti provinciali - ha previsto una garanzia per i propri lavoratori che hanno il diritto di essere sentiti e di fornire chiarimenti e giustificazioni. E questo avverrà nei prossimi giorni, con la collaborazione dei dirigenti dei servizi coinvolti, chiamati a fornire un quadro il più possibile completo dell’accaduto. Saranno fondamentali i tabulati delle macchine per la timbratura dei cartellini e - naturalmente - le relazioni degli ispettori provinciali protagonisti delle verifiche.
All’interno degli uffici provinciali c’è grandissima prudenza su questo tema: i presunti “furbetti del cartellino” rischiano grosso, ma i loro dirigenti avvertono che la loro posizione deve ancora essere chiarita e questa vicenda potrebbe rivelarsi una “bolla di sapone”. Lo sapremo nei prossimi giorni.
La stretta imposta dalla Provincia ai propri dipendenti risale all’estate del 2016, proprio in seguito alla riforma Madia. In un primo momento le pause erano state regolamentate con una normativa del servizio del personale, quindi le nuove regole erano state inserite nel contratto. Eccole qua: pause lunghe al massimo 15 minuti (in caso di superamento del tetto massimo scatta il permesso di un’ora) ma soprattutto autorizzate e timbrate all’uscita e al re-ingresso nel palazzo. Alla fine il tempo deve essere recuperato nell’ambito della flessibilità oraria concessa agli impiegati della Provincia. Insomma la pausa non fa parte dell’orario di lavoro e chi la fa deve trattenersi in ufficio per recuperarla. E chi non timbra rischia grosso. L’unica deroga è prevista per gli impiegati che lavorano in sedi dove non ci sono le macchine per timbrare il cartellino.
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